Vien da pensare questo quando leggi un articolo apparso oggi sul sito de “il Fatto” che tratta di un problema di importanza capitale come quello dell’acqua pubblica.
Titolo centrato (Acqua, governo contro esito referendum: “No all’obbligo di gestione pubblica”) una riscostruzione storica accettabile, nomi e cognomi puntualmente riportati, ma… c’è un ma.
Nemmeno un riferimento o un rimando al testo di legge, a quello degli emendamenti, o anche ai pareri del relatore Manfredi e della sottosegretaria Velo in Commissione (l’VIII – Ambiente, territorio e lavori pubblici).
Sarebbe opportuno fare informazione fino in fondo fornendo i link al materiale disponibile in rete anche ponendo una nota bibliografica a fine articolo perché poi non tutti se ne vanno a spasso per il web, e più precisamente per le pagine del sito della Camera dei Deputati ad approfondire.
Io l’ho fatto e ho aperto più di dieci pagine nelle quali ho spulciato ricostruendo il percorso fatto fin qui dal ddl Daga (Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al governo per l’adozione di tributi destinati al suo finanziamento.).
Così facendo ho notato come nell’articolo ci sia aderenza alla realtà per il 99%. E quell’1% sarebbe meglio che non mancasse.
Marco Palombi dice infatti che “due emendamenti Pd chiedono l’abolizione dell’articolo che darebbe attuazione alla volontà di 26 milioni di italiani, e il sottosegretario Velo concorda“.
Quasi vero, o meglio parzialmente vero perché in realtà gli emendamenti all’articolo 6 approvati dal relatore Manfredi e dalla sottosegretaria Velo sono soppressivi dei commi 1 e 2 mentre tutti gli altri sono stati respinti.
Va detto che la soppressione dei commi 1 e 2 comporta di fatto lo svuotamento dell’articolo 6, come correttamente riportato dal giornalista de “il Fatto”, ma queste, che pur sarebbero mere questioni di forma sono a mio avviso importanti perché portano ad una parziale disinformazione. E poi qualcuno potrebbe obiettare per cui è sempre meglio mettere i puntini sulle “i”.
Resta il fatto conclamato di una maggioranza e di un governo che vogliono andare contro la volontà popolare che ha chiaramente chiesto un ritorno totale alla gestione pubblica dell’acqua.
E allora facciamo i noiosi ed elenchiamo i link e i relativi contenuti.
Trampolino di lancio della ricerca ovviamente sarà il sito della Camera dei Deputati dove si parte con il testo del ddl Daga (e altri) :
Qui, come fa notare l’articolo di Palombi, ci sarebbe da vedere anche il discorso legato a coperture finanziarie (Articolo 12 – Disposizioni finanziarie) forse un po’ troppo generiche ed aleatorie, e infatti oggetto a loro volta di proposte di modifica.
Gli emendamenti li possiamo trovare qui :
Un click su ogni articolo e si apre l’elenco degli emendamenti cliccando sui quali si può leggere il testo della proposta di modifica.
Qui troviamo anche la questione relativa all’articolo 6 e relative richieste di soppressione dei commi 1 e 2 (pagina 141) :
Se poi vogliamo andare a leggere il resoconto delle sedute in Commissione andiamo qui :
http://www.camera.it/leg17/126?tab=4&leg=17&idDocumento=2212&sede=&tipo=
Selezioniamo il tab “Esame in Commissione” e arriviamo alla pagina riepilogativa del 9 marzo, giorno in cui relatore e sottosegretaria hanno dato parere positivio agli emendamenti soppressivi di cui sopra (a pagina 90) :
Sarò pignolo ma credo che se il giornalista deve essere il “cane da guardia” del potere sia suo dovere non tralasciare alcun dettaglio.
Resta ben inteso che la questione acqua pubblica è delicata e il popolo non deve mollare l’osso.
Due le questioni aperte.
La prima di merito, ovvero l’acqua privata entra nella sfera del mercato e la creazione di colossi (come piace a quel tale di Rignano d’Arno) che possano competere sul mercato nazionale ed estero è un’idiozia smentita già dai fatti (si vada a vedere come gestiscono questo servizio i signori di Suez & Co.). Il privato che gestisce l’acqua non ha alcun interesse a fornire un buon servizio e guarda al solo profitto, e purtroppo di questa dura realtà abbiamo molteplici esempi nel nostro Paese.
Seconda questione non meno importante, il governo e la maggioranza (e anche qualcun altro) si mettano bene in testa che se il popolo (26 milioni di persone devono valere più di una lobby o di un comitato di affari!) dice a gran voce GESTIONE PUBBLICA lor signori devono legiferare per esaudire il volere del popolo e far sì che la gestione pubblica sia la migliore possibile.