Inizio 2016 con l’Istat che fornisce i dati provvisori sul 2015 del mercato del lavoro.
E visto che alcuni macro numeri possono essere utilizzati per la consueta propaganda il premier non si lascia scappare l’occasione e segue a ruota con un bel tweet :
La disoccupazione continua a scendere,oggi 11,3%,è dimostrazione che #jobsact funziona.L’Italia che riparte,riparte dal lavoro #lavoltabuona
E come al solito occorre andare a leggere il comunicato (Articolo e PDF) diffuso da Istat per vedere come al di là del dato, pur positivo, citato dal premier ce ne siano anche altri che purtroppo non suscitano tutto questo grande ottimismo. Si dirà che in un tweet lo spazio è poco e bisogna pur scegliere, ma guarda caso Twitter è il mezzo preferito del premier che ne ha colto in pieno l’utilità per comunicare a modo suo.
A pagina 3 del PDF troviamo i numeri che fotografano il 2015 degli occupati :
Rispetto a dodici mesi prima, i dipendenti crescono dell’1,5% (+247 mila), spiegando interamente la crescita dell’occupazione nei dodici mesi, mentre gli indipendenti diminuiscono dello 0,7% (-41 mila). Tra i dipendenti, quelli permanenti crescono dell’1,0% (+141 mila) e quelli a termine del 4,5% (+106 mila)
Ora, appare chiaro come nel 2015 i lavoratori dipendenti siano cresciuti di 247 mila unità, ma tra questi 106 mila abbiano ottenuto un contratto a termine. E dato che il Jobs Act avrebbe dovuto portare in dote posti di lavoro fissi va sottolineato come 141 mila siano quelli realmente ottenuti. Se poi non facciamo i furbetti come fa il premier e ricordiamo che anche, se non soprattutto, grazie alla famigerata legge Fornero si è avuto un incremento dei posti di lavoro con il blocco del turnover (si parla di numeri che coprono largamente la variazione positiva sul lavoro dipendente) ecco che le cose cambiano un pochino.
Aggiungiamo poi il continuo calo di lavoratoti indipendenti che si manifesta sia nel trimestre settembre-novembre (-34 mila) che nell’anno (-41 mila) che purtroppo non è un dato positivo, tutt’altro.
Quindi nel complesso parliamo di 206 mila posti di lavoro in più nel 2015, un forte calo della disoccupazione che nell’anno scende del 14,3% ma anche un aumento degli inattivi che crescono di 138 mila unità. Insomma, numeri non proprio univoci nel senso di una sbandierata ripresa.
Infine un cenno al titolo di questo post, Mistero della fede, che ho lasciato a chiusura dello stesso. A meno che non esistano numeri che Istat ci nasconde ed evidentemente il premier conosce, ma non so per quale motivo si guarda bene dal mostrare agli italiani, continuo a non trovare riscontro alla sparata da 300 mila posti di lavoro in più nel 2015 che il ciarliero fiorentino ripete ogni giorno come un disco rotto.
Come si è visto sono 206 mila i posti in più. Numero positivo ma decisamente inferiore ai 300 mila inventati, perché a questo punto non saprei come altro definire quella cifra, dal premier.
A febbraio Istat chiuderà il cerchio sul 2015 coi dati definitivi. Forse allora il campione fiorentino la smetterà di dare i numeri.