Questo è il titolo della mail che ho inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Avevo pronto il testo da tempo, oggi ho deciso di inviarlo dopo aver visto un video che ho reperito su Telegram, e che condividerò anche sul mio canale Youtube in serata, nel quale si ipotizza che nel 2040 ricorderemo il genocidio di Gaza e del popolo palestinese.

Dopo un anno di massacri reaiterati, con la consapevolezza che mentre scrivo queste righe i sionisti stanno uccidendo altri bambini palestinesi, e ora anche libanesi, non ho ascoltato una sola parola proferita dalle persone alle quali ho inviato i miei pensieri e la mia richiesta, quella appunto di dire almeno una parola ai bimbi uccisi.

Spero che altre e altri vogliano fare la stessa cosa. Non sarà molto, ma insieme al boicottaggio di tutti i prodotti israeliani è ciò che al momento posso fare per provare a smuovere qualcosa.

Ricordate che se fossimo in tanti a boicottare e fare pressione sulle autorità del nostro paese un peso, anche minimo, potremmo averlo.

Ecco il testo:

Una parola, solo una parola per i bambini palestinesi

Egregio Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del Consiglio e Signor Ministro degli Esteri

Ho scritto alle vostre signorie già in altre occasioni per sollevare questioni sui temi più disparati.
A distanza di qualche tempo torno a scrivervi per porre una semplice, ma fondamentale domanda che spero potrà godere di un attimo della vostra preziosissima attenzione.
Vi chiedo perché non riuscite a dire una sola parola di vicinanza, di consolazione, di compassione per i piccoli bimbi palestinesi, e ora anche libanesi, che da mesi vengono massacrati dalle bombe e dai missili sionisti?
Non pretendo che agiate con forza per guidare una coalizione di paesi che, a mezzo embargo totale in entrata e uscita nei confronti di Israele, possano porre fine alla barbarie colonialista del regime sionista. So che avete sostanzialmente le mani legate in questi casi.
Vi chiedo però di dire almeno una parola per quelle piccole anime che stanno volando via come se nulla fosse nella quasi totale indifferenza generale dovuta, credo, alla pericolosa assuefazione all’orrore che permea le nostre menti.
Ogni giorno vedo e ascolto il dolore di questi bimbi e non riesco a togliermi dalla testa quegli occhi innocenti colmi di lacrime o i volti sorridenti nelle foto di coloro che sono morti.
Credo e spero che per voi quei bimbi non siano mere bestie o terroristi come lo sono per i sionisti (riporto le loro parole).
Mi appello al vostro essere genitori di figli che hanno avuto modo e tempo per crescere nella serenità di un paese che, pur essendo sotto occupazione militare statunitense (che rimanga inter nos) fin dal termine della Seconda Guerra Mondiale, o forse proprio per questo, ha permesso alla sua popolazione di rimanere fuori dai peggiori teatri di guerra, seppure a discapito di altri paesi meno fortunati.
Mi permetto di raccontarvi in estrema sintesi la storia di una bimba, Tala Abu Ajwa di dieci anni, uccisa qualche settimana fa dalle bombe sioniste mentre giocava sui suoi rollerblade insieme alle amichette. Alla madre ora restano solo i roller e delle foto come ricordo della figlia.
Una storia che vale per le decine di migliaia di bimbi letteralmente massacrati in questi mesi, ma anche per quelli che se ne sono andati in settantasette anni di occupazione illegale dei loro territori, o meglio ancora fin dal 1882, anno di inizio della colonizzazione sionista.
In mezzo a loro ci sono anche i medici che, essendo coloro che tentano di salvare quante più vite possibili, devono morire e se non vengono uccisi sotto le bombe subiscono rapimenti per poi finire nelle carceri sioniste dove vengono torturati e uccisi. Ziad Mohammed al-Dalou era uno di questi medici coraggiosi.
Concludo qui e torno quindi a chiedervi di trovare un attimo di tempo, e forse ancor più di coraggio, per dire almeno una parola per quei bambini morti e anche per tutti quelli che sono ancora vivi, magari con qualche arto in meno oppure orfani a seguito dello sterminio della loro famiglia.
Vi ringrazio per l’attenzione che vorrete concedere a questa mia richiesta.

Mauro Busnelli

Chiunque lo voglia può ovviamente utilizzare questo testo, meglio però se ne scrivete uno voi col vostro cuore in mano.

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