In questi giorni si discute sulla notizia – vera anche se i media nostrani hanno provato a ridimensionare col solito giochino del titolone che dice una cosa, perché tanto i polli leggono solo quello, e l’articolo che racconta più o meno la verità a leggerlo bene (es.: https://www.huffingtonpost.it/economia/2024/06/17/news/fine_del_petrodollaro_salta_il_patto_tra_arabia_saudita_e_usa_storia_di_una_fake_news-16210785/) – della fine di un accordo bilaterale tra Stati Uniti e Arabia Saudita per la vendita del petrolio in dollari. Un accordo che dal 1974 ha tenuto in pugno il commercio mondiale col famoso “petrodollaro” e che ora va in solaio a ulteriore dimostrazione che il dollaro è una moneta morta ed è solo questione di tempo per darne l’annuncio a familiari e amici, sempre che ne abbia ancora.
Sulla questione specifica rimando a questo articolo pubblicato sul sito del Mises Institute (https://mises.org/mises-wire/saudi-arabia-drifts-away-washington-and-dollar) nel quale si danno alcune coordinate e pur cercando di minimizzare si racconta di come la notizia non sia venuta fuori dalle fantasie di qualche troll russo.
Che poi il cambio dollaro-yuan non sia immediato lo capirebbe anche un bambino acefalo, ma dato che abbiamo a che fare con gente che ci tratta da idioti da indottrinare a proprio piacimento è giusto mettere qualche puntino sulle i. In questo caso le i sono il crollo di un sistema e la nascita di un nuovo ordine mondiale – e qui lasciamo stare la diatriba tra complottisti e complottari – basato verosimilmente sulla nascente “Unit“, la cosiddetta moneta-paniere dei multipolari che avrà come di consueto una base “fantasma” indovinate in quale valuta?
Ma qui si divaga, anche se tutto è collegato e oggi voglio condividere un articolo pubblicato a fine maggio sul sito del Council on Foreign Relations USA nel quale si parla di una prima storica ovvero quella del sorpasso degli interessi sul debito pubblico nei confronti delle spese militari.
Un altro mattoncino sul muro della guerra che, come è noto a chi legge un po’ più dall’alto le vicende e i cicli storici, si costruisce con crisi finanziarie la cui soluzione purtroppo la maggior parte dei fenomeni che governano su mandato dei ricconi sa risolvere in un solo modo.
Leggiamo quello che ci racconta il CFR USA.
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Per la prima volta, gli Stati Uniti spendono di più per gli interessi sul debito che per la difesa
La nuova posizione della Fed sui tassi “più alti per più tempo” mette in luce un problema incombente per l’economia statunitense: la crescita del debito federale.
Il debito federale in percentuale del prodotto interno lordo (PIL) è, al 97 percento, al massimo storico. E con deficit di bilancio annuali ai livelli dell’era della crisi (6,2 percento nel 2023, un 5,6 percento previsto per il 2024), quel debito è destinato a un inarrestabile percorso ascendente.
Ciò che a molti sembrava, prima dell’impennata dell’inflazione all’8,9 percento a giugno 2022, una nuova era di denaro a buon mercato, che si estendeva su orizzonti temporali, ora sembra essere stata un’anomalia superata da tendenze geopolitiche e di invecchiamento globale ostili ai mutuatari. Nel grafico a sinistra sopra, mostriamo che le nuove proiezioni del Congressional Budget Office sui costi netti degli interessi del governo federale come quota delle spese federali sono di ben cinque punti percentuali più alte rispetto al 2019, appena prima della pandemia di COVID-19.
Cosa significa questo per gli Stati Uniti?
La probabilità che gli Stati Uniti siano effettivamente inadempienti sul loro debito è irrisoria, poiché il governo stampa la valuta in cui è denominato il suo debito. Ma le alternative al default nel percorso di deficit elevati e continui puntano tutte verso standard di vita più bassi. Man mano che il governo prende sempre più in prestito, il costo del denaro in tutta l’economia aumenta, escludendo gli investimenti privati, riducendo l’offerta, aumentando i prezzi e abbassando la crescita. Nello scenario peggiore, il paese entra in una spirale del debito in cui i prestiti del governo e i tassi di interesse continuano a spingere l’altro verso l’alto.
Per il governo stesso, ciò significa che gli interessi sul debito incidono sempre di più sui fondi disponibili per le priorità di spesa nazionale. Per illustrare questo, il nostro grafico di destra mostra che le spese per interessi sul debito federale quest’anno hanno superato le spese per la difesa per la prima volta nella storia della nazione. Tuttavia, nessuno dei due principali partiti politici sta parlando seriamente del mix di tagli alla spesa e aumenti delle tasse che dovrebbero essere emanati ora, prima che la crisi ci forzi la mano. Vorremmo vedere i candidati alla presidenza costretti ad affrontare la questione durante il loro prossimo dibattito del 27 giugno.
(Originale: https://www.cfr.org/blog/first-time-us-spending-more-debt-interest-defense)
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Abbiamo detto dell’unica via che lor signori vedono come buona per sistemare certe situazioni come quella in cui si trovano gli Stati Uniti. Anche perché altrimenti la ricetta proposta sarebbe quella di aumentare le tasse e tagliare pesantemente sulla spesa pubblica, cosa che non è nell’agenda e nei discorsi dei candidati alla presidenza e che si baipassa, a meno di non voler restare dentro il twister della spirale del debito infinito, solo con la guerra, in casa d’altri ovviamente, sempre intesa secondo la loro ristrettissima visione.
Attenzione però al passaggio che riprendo ora perché si tratta della consueta confessione di come il sistema sia un puro e semplice “Sistema Ponzi” e tutto quello che ci dicono, e ci rifilano, guerra compresa, sia falso e facilmente sbugiardabile da chiunque abbia un minimo di spirito critico.
E si badi bene che stiamo parlando del cuore del discorso, cosa di cui da queste parti si è parlato spesso e volentieri in passato. Stiamo parlando della truffa del denaro.
Ecco il passaggio:
“La probabilità che gli Stati Uniti siano effettivamente inadempienti sul loro debito è irrisoria, poiché il governo stampa la valuta in cui è denominato il suo debito.“
Non è che dicano che non potrebbe accadere, perché se il dollaro, come sta facendo, crollasse e la fiducia dei partner stranieri venisse meno, in questo caso gli Stati Uniti sarebbero spacciati. Però la vedono come una opzione remota perché, attenzione, la moneta se la stampano loro – tecnicamente non è vero poiché la FED non è in mano allo stato che quindi è eccome debitore dei ricconi che stanno in cima al Sistema Ponzi – e quindi possono fare quello che vogliono avendo il rubinetto in mano.
Si sarà compreso come il primo punto stia nel fatto che avendo il controllo della moneta si possa sostanzialmente fare tutto e il contrario di tutto, sempre che gli altri mantengano quella fiducia di cui sopra che però è venuta meno.
Il secondo punto, quello nascosto, è dato dal fatto che dietro alla emissione di moneta ci sono i ricconi, quelli veri e non i fantocci alla Gates-Bezos-Musk, e sono loro ad avere in mano gli Stati Uniti così come tutte le altre nazioni.
Noi siamo un gradino ancora più giù avendo avuto la brillante idea di metterci in tasca una moneta non nostra, ma resta il fatto che tutto il sistema è costruito sul dominio di quelle famiglie che emettono realmente la moneta di riferimento, ma anche tutte le altre.
Ad ogni modo cosa ne deriva?
Ne deriva che gli Stati Uniti devono comunque continuare a rendere conto ai ricconi e per far questo devono anche eseguire gli ordini di questi ultimi, e questi ordini portano a un nuovo ciclo storico a conduzione cinese che è già nato e che temo dovrà passare ancora una volta dalla “vidimazione” di una grande guerra prima di poter essere ufficializzato.
Il perché è piuttosto semplice e possiamo riprendere le parole immortali di Henry Ford per meglio definirlo.
“Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione.“
Qualora i ricconi – ribadisco il concetto, quelli veri che perpetuano il loro potere sul resto dell’umanità da millenni cambiando di volta in volta la testa geopolitica affinché nulla cambi al vertice della piramide – fossero costretti a uscire allo scoperto il re, come si suole dire, sarebbe nudo.
Perciò penso che la guerra aperta sia probabile anche se spero, come è ovvio che sia, di sbagliarmi.