Inutile dire che sono decine e decine le storie che si intrecciano in queste due settimane abbondanti di delirio tra Israele e Gaza.
Ho scelto due di queste per ricordare ancora una volta ciò che i nostri media di regime non vogliono ricordare poiché troppo impegnati a fare propaganda per il regime sionista.
Intanto per chi non lo avesse visto c’è uno dei video che ho pubblicato sul mio canale Youtube nel quale potete osservare e ascoltare un rabbino per bene e una attrice comica per male, oltre a una patetica scena di una corrispondente rumena che simula un inesistente attacco missilistico di Hamas.
E proprio parlando di attrici parto dall’articolo che racconta la storia dell’arresto di Maisa Abd Elhadi (https://www.middleeasteye.net/news/israel-palestine-war-police-arrest-maisa-abd-elhadi-incitement), attrice palestinese rea di aver postato l’immagine di una prigionera israeliana accompagnata da emoticon sorridenti e la frase “She is going on the adventure of her life” (“Sta iniziando l’avventura della sua vita”). Una uscita decisamente infelice che non so se meriti l’arresto, ma di certo merita il biasimo di chi non vuol tollerare la violenza da qualsiasi parte provenga.
C’è anche un altro post nel quale commenta l’abbattimento della recinzione dentro cui sono imprigionati i palestinesi con la frase “Let’s go Berlin style”.
Ci ricordano poi che lei non è l’unica a essere stata arrestata per inciamento all’odio, ma come detto il parallelo è quello con l’attrice israeliana che potete vedere nel video che ho condiviso. Credo che anche prendere in giro le madri dei bimbi morti sotto le bombe israeliane sia incitamento all’odio. O no?
D’altro canto abbiamo visto – se guardate la tivvù o leggete i pornali italioti no – militari israeliani minacciare apprtamente giornalisti che stavano documentando quel che accade dicendo loro che devono dire solo quello che viene detto loro di dire da chi detiene la verità.
Abbiamo anche visto il capo della polizia israeliana minacciare chiunque, anche se non soprattutto gli stessi israeliani, provi a manifestare per la pace.
I palestinesi sono ormai abituati ai doppi standard nei loro confronti. E voi?
Un altro articolo che tocca il cuore è quello in cui si narra la vicenda di Wafaa e Fadi (https://www.middleeasteye.net/news/israel-palestine-war-gaza-family-four-babies-years-waiting-killed), una coppia che per quindici anni ha tentato di avere figli senza fortuna.
Il 9 settembre è avvenuto un autentico miracolo. Dopo tanta attesa di figli ne sono nati addirittura quattro. La felicità, si dice, dura poco, e così è stato. Maha, Khaled, Abdul-Khaleq, e Mahmoud sono morti insieme alla loro mamma sotto le bombe israeliane in questi giorni.
La famiglia di Wafaa ha perso anche altri membri diventando così uno dei simboli del massacro perpetrato da Israele a Gaza.
Ricordo come sempre che nel mio piccolo continuo a condividere queste storie, così coe ho condiviso tante altre storie di vita quotidiana di un popolo sottoposto a reclusione e soprusi di ogni genere da decenni, e non quelle che sono aalo stesso modo strazianti sul fronte opposto poiché di queste persone nessun media di regime italiano parle e mai parlerà.
Leggevo proprio questa mattina una acuta osservazione sulla vita dei bimbi di Gaza, che ricordo essere stati definiti terroristi da ex ministri e parlamentari israeliani negli anni scorsi, nella quale si faceva notare come per molti di loro l’israeliano sia naturalmente vestito da militare. Per loro l’israeliano è nato militare perché li vedono e li conoscono solo così. La successiva sofferenza alla quale sono sottoposti i più fortunati (o sfortunati?) che sopravvivono tanto da arrivare all’età adulta non può che generare quei mostri contro i quali Netanyahu e soci dicono di voler combattere, ma che sono invece una presenza fondamentale per coloro che non vogliono risolvere la questione e puntano a sfruttare la rabbia di chi, giustamente, vuole riaffermare il proprio diritto a esistere.
Il nostro sostegno istituzionale, oltre a essere ipocrita e inaccettabile, non fa altro che aumentare le possiblità di una deflagrazione delle ostilità i cui effetti possono solo essere ipotizzati.
Occhio perché qualcuno la Terza Guerra Mondiale la vuole e questa significherebbe guerra civile anche, se non soprattutto, in Europa.