Cosa resta della visita di stato del Presidente siriano Assad in Cina? Molto!
Intanto la Cina ha mantenuto la consuetudine di accogliere con i dovuti onori un Presidente annoverato da qualche anno tra i cattivi – non dimentichiamo tra gli altri infatti gli incontri con il fu Giorgio Napolitano di quell’Assad che era ritenuto persona degna prima di essere ripudiato dall’intera classe politica italiana allo schioccar di dita di Washington – al quale Xi Jinping ha garantito sostegno e accordi economici seppur sottoforma di un primo passo formale e non sostanziale. Ma ormai dovremmo aver compreso la differenza tra Pechino e Washington con la prima che parla e la seconda che spara… e poi parla.
Si è anche trattato del primo viaggio ufficiale del Presidente fuori dai confini del Medio Oriente da lungo tempo e non poteva scegliersi meta migliore.
Un bel ritorno di immagine lo ha dato non solo Assad, ma anche, se non soprattutto la consorte Asma della cui storia purtroppo i media di regime nostrani non parlano poiché moglie del cattivone, altrimenti sai i servizi strappa lacrime sulla sua vita! Non è mica Camilla Parker Bowls! Pardon, volevo dire Diana.
Propongo la traduzione di un articolo pubblicato da Middle East Eye nel quale si tracciano alcuni punti forti di questo viaggio e implicazioni future per un Paese martoriato da anni di guerra per procura – quella dei tagliateste dell’ISIS, proxy di Londra e Washington – e dal recente terremoto che ha colpito Siria e Turchia.
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Il siriano Assad ha ottenuto vittorie simboliche in Cina. Seguiranno benefici materiali?
Gli elogi di Xi Jinping e un abito di seta indossato da Asma hanno fornito una spinta alle pubbliche relazioni per Damasco. Ma ciò di cui ha veramente bisogno è denaro contante
Avvolto in una fitta nebbia, il presidente siriano Bashar al-Assad è atterrato nella città cinese di Hangzhou, scendendo da un aereo Air China il 21 settembre, nella sua prima visita ufficiale nel Paese dal 2004.
Per i funzionari siriani, la visita ha portato con sé la speranza del governo di uscire ulteriormente dall’isolamento internazionale, in seguito alla recente riammissione della Siria nella Lega Araba.
Il conflitto semicongelato della Siria, la sua economia al collasso e il ruolo degli attori esterni erano questioni prioritarie da discutere. Lo stesso vale per l’elefante nella stanza: il ruolo crescente della Cina in Siria e nel Medio Oriente in generale.
Sebbene la Cina abbia mantenuto aperti canali di dialogo e cooperazione con Damasco durante i 12 anni di conflitto siriano, la forza di Pechino ha cominciato a farsi sentire con più forza nella regione, con il recente riavvicinamento tra Arabia Saudita e Iran, mediato dalla Cina, che rappresenta uno sviluppo epocale.
Si ritiene inoltre che i cinesi abbiano contribuito a incoraggiare i paesi arabi a riportare la Siria nell’ovile.
Resta da vedere se la Siria riuscirà a raggiungere risultati simili con il sostegno cinese dopo il viaggio di Assad. Ciononostante, ha ottenuto vittorie quanto meno simboliche.
Il presidente Xi Jinping sembra aver fatto di tutto per ritrarre Assad come un alleato fidato e gradito durante il suo viaggio di una settimana, e l’annuncio a sorpresa di una “partnership strategica” ha aumentato le aspettative di legami più stretti.
La Cina vuole “scongelare” Assad?
La Siria è stata gentile ospite a Hangzhou – sede dei Giochi asiatici, a cui hanno partecipato Assad e sua moglie Asma – mentre Xi ha elogiato la sua controparte siriana.
“Rendo omaggio alla vostra fermezza. Avete difeso il vostro Paese con coraggio. Noi in Cina seguiamo da vicino tutto ciò che sta accadendo in Siria e siamo con voi”, ha detto Xi.
“La Cina sostiene l’opposizione della Siria alle interferenze straniere, al bullismo unilaterale… e sosterrà la ricostruzione della Siria.”
In un messaggio diretto agli Stati Uniti, Xi ha esclamato: “La Cina esorta tutti i paesi interessati a revocare immediatamente le sanzioni unilaterali illegali contro la Siria”, prima che un vertice congiunto segnasse la formazione del “partenariato strategico”.
Washington chiaramente se ne stava accorgendo, e il senatore Michael McCaul ha risposto: “Condanno fermamente la visita di Assad in Cina. La volontà della Cina di accogliere un criminale di guerra così brutale… sottolinea la minaccia rappresentata dalla Cina e dai suoi amici in Russia, Iran e Siria”.
Il simbolismo non si è fermato qui. Asma al-Assad è stata vista uscire con una veste di broccato di seta damasceno, segnalando che Siria e Cina hanno una storia condivisa come due paesi sulla Via della Seta.
Anche le immagini di membri del pubblico cinese che si precipitano a salutare gli Assad nel tempio di Khanjo saranno state considerate una vittoria di pubbliche relazioni dai funzionari siriani.
La tempistica della visita aveva molto senso politico per diverse ragioni, ha detto l’analista Camille Otrakji a Middle East Eye.
“I sostenitori e gli oppositori di Assad hanno monitorato attentamente gli sviluppi della visita e alla fine entrambe le parti hanno potuto affermare che ha soddisfatto le loro aspettative e preferenze”, ha detto Otrakji.
“Da un lato sono stati siglati numerosi patti, compreso un ‘accordo strategico’, ma dall’altro mancano misure concrete che potrebbero tradursi in un cambiamento tangibile nella situazione siriana.”
Sebbene la Cina sia stata pubblicizzata come uno dei principali potenziali sostenitori economici della Siria, qualsiasi assistenza effettiva avrà le sue difficoltà e complessità.
Otrakji ha aggiunto: “In questa fase, è improbabile che il governo cinese sia disposto ad andare oltre e ad affrontare gli americani e il loro intricato quadro di sanzioni contro la Siria. Solo il tempo rivelerà se questa visita catalizzerà un legame molto più profondo nelle relazioni sino-siriane in futuro”.
Speranza per l’economia in difficoltà della Siria
La priorità di Assad in Cina era molto probabilmente economica. Oltre un decennio di guerra, le paralizzanti sanzioni occidentali e la crisi economica nel vicino Libano hanno lasciato l’economia siriana a brandelli.
Damasco spera da tempo che la Cina possa guidare la ricostruzione e fornire investimenti esterni, anche se c’è stata diffidenza da parte cinese, per la quale la sicurezza e le sanzioni rimangono un problema.
Ciononostante, l’analista del Medio Oriente Alexander Langlois ha detto a MEE di ritenere che il viaggio di Assad potrebbe rivelarsi significativo.
“Sebbene Damasco abbia assistito a importanti progressi diplomatici regionali, non ha ricevuto un’assistenza economica significativa dopo il suo ritorno nella Lega Araba a maggio”, ha affermato.
“Assad aveva probabilmente sperato in fondi per la ricostruzione del Golfo che non si sono mai concretizzati, probabilmente a causa del suo disinteresse per qualsiasi concessione identificabile pubblicamente e/o seria fino ad ora”.
Langlois ha aggiunto: “Il viaggio in Cina rientra in questo contesto e rappresenta un momento importante per Damasco per ottenere sostegno economico. Il commercio tra Cina e Siria non è sostanziale, ma negli ultimi anni abbiamo visto piccole imprese cinesi e investitori disposti ad assumersi il rischio di sanzioni e conflitti fare affari in Siria”.
La Siria ha aderito all’iniziativa cinese Belt and Road nel 2022 e durante il viaggio di Assad la sua aiutante, Luna al-Shibl, ha parlato della prospettiva di una partnership.
“La Siria costituisce una parte essenziale della visione cinese per la stabilità nel mondo, considerando che la Cina ha stabilito una nuova forma nella politica globale”, ha affermato.
Tuttavia, la difficile situazione economica della Siria richiede un’azione più ampia che mai, poiché oltre il 90% della popolazione vive ora sotto la soglia di povertà globale e il governo è costretto a fare una serie di tagli impopolari e difficili.
Nel frattempo, Damasco non ha ancora visto investimenti o costruzioni cinesi significativi da quando ha aderito alla Belt and Road Initiative.
Il tasso di cambio della valuta siriana è peggiorato al punto che anche i beni di prima necessità stanno diventando scarsi. Secondo il capo del sindacato delle farmacie siriane a Damasco, Hassan Derwan, il governo ha deciso di aumentare i prezzi dei prodotti farmaceutici del 50%.
In sostanza, una visita di Stato in Cina era attesa da tempo, e i messaggi e l’ottica mostrano in qualche modo un interesse nel coltivare legami solidi, lontano da Russia e Iran, che a volte possono essere inaffidabili e privi dell’iniziativa economica per aiutare la Siria.
La priorità principale della Siria, tuttavia, è il denaro contante. E se gli occhi di Damasco sono puntati su Pechino nella speranza che arrivi l’aiuto, la Cina avrà senza dubbio bisogno di un ritorno tangibile e sostanziale. Forse il “partenariato strategico” sarà l’inizio.
(Articolo originale: https://www.middleeasteye.net/news/syria-china-assad-symbolic-victories-material-benefits-follow)
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Come detto Assad ha ottenuto un ulteriore restyling di immagine dopo quello avuto a ssguito della riammissione nella Lega Araba.
Ma c’è molto altro.
Xi Jinping ha affermato che la Cina sostiene Damasco e sarà in prima linea nella ricostruzione post bellica.
Ha poi aggiunto che Assad ha difeso il suo Paese da interferenze esterne, richiamo rientato più che verso la Turchia a Stati Uniti & soci. Inoltre ha chiesto la fine delle sanzioni, sempre statunitensi. Gli americani hanno risposto come loro solito.
Dettaglio importante quello delle sanzioni americane poiché la Cina fin qui ha evitato scontri diretti con Washingont a meno che non fosse quest’ultima, come nel caso dei microprocessori, a fare la prima mossa. Nell’immediato si segnala quindi che le sazioni potrebbero bloccare quegli aiuti che la Cina ha promesso.
Se posso consiglierei alla Cina di prendere in mano il suo destino di Paese leader del XXI secolo andando contro quele sanzioni e aiutando una Siria che ha bisogno di risollevarsi onde evitare che la guerra civile si possa rinfocolare. Gli USA non aspettano altro che avere altri ribelli, più o meno genuini, da foraggiare per mantenere il caos nella regione. E siccome gli USA ormai sono crollati sul piano geopolitico è ora di voltare pagina.
Nonostante certi meccanismi commerciali necessitino di anni per potersi mettere in moto sarebbe opportuno che proprio la Cina, magari con Arabia Saudita e Iran a far da spalla in Medio Oriente, promuovesse una aassemblea di vvlenterosi per la ricostruzione della Siria. Un po’ come quella farsa occidentale che a noi fessi, o meglio italiani, ha dato in gestione una delle regioni che la Russia ha riasorbito al suo interno e che non mollerà mai, magari più seria.
Che sia chiaro però che la Cina non fa opere di bene e sta continuando a tessere la sua tela per unire in un sol blocco tutta la cosiddetta “Terra di Mezzo” del Pianeta.
La Siria ha bisogno di normalizzare la sua situazione per popter iniziare, un po’ come potrebbe accadere allo Yemen, a vedere soldi e luce in fondo al tunnel.
Qui soldi però, ricorodiamolo, non saranno a fondo perso, bensì a buon rendere.