“Da notare che invece il Molnupiravir resta in pista. E speriamo che non sia solo perché la casa farmaceutica produttrice ha bisogno di incassare come accaduto in altri casi documentati anche da me.“
Così scrissi nel giugno 2022 in un articolo (http://www.busnosan.it/wp/2022/06/26/il-danno-e-fatto/) nel quale parlavo dei farmaci “miracolosi” segnalando la cancellazione della sperimentazione di Paxlovid in Italia.
Ora abbiamo una ulteriore conferma della inefficacia dei farmaci, nuovi e brevettati per cui molto costosi, che le principali Big Pharma – Paxlovid è di Pfizer e Molnupiravir è di Merk – hanno rifilato ai sistemi sanitari di mezzo mondo sostanzialmente truffandoli, e aggiungendo morti al conto degli assassinii covidiani.
L’articolo che ci racconta del (prevedibile) fallimento del Molnupiravir è stato pubblicato il 23 dicembre sul BMJ (https://www.bmj.com/content/379/bmj.o3055).
Dobbiamo dire per onestà che qualcosa di buono parrebbe esserci nella somministrazione di questo farmaco, ovvero che ci sarebbe una più rapida ripresa di coloro che ce la fanno (4,2 giorni prima) rispetto ai pazienti del gruppo di controllo.
Il dato negativo è quello di ospedalizzazioni e morti che, su un campione di 25.786 partecipanti, ha registrato 105 casi tra i prescelti e 98 nel gruppo di controllo con uno 0,8% per entrambi i gruppi, ergo nessun beneficio.
E sui tempi di recupero più rapidi suggerirei di non smettere di monitorare i soggetti al fine di verificare se nel tempo il Molnupiravir possa portare effetti collaterali – chissà, magari nascosti nei trial fatti dall’azienda, visto che hanno la tendenza a fare di questi giochetti.
Il dato più eclatante è però quello dei costi.
Il BMJ segnala che il governo britannico avrebbe acquistato ben 2,3 milioni di dosi per un costo stimato di 1 miliardo di sterline (434,78 sterline a dose). E le cifre vengono definite non certe al punto che più in basso si parla di una singola cura di sette giorni che sarebbe venuta a costare 580 sterline (660 euro).
Ora, se pensiamo che i farmaci da banco coi quali migliaia di medici hanno curato e tuttora curano coloro che hanno l’influenza costano poche decine di euro non è difficile comprendere di quale immensa truffa ai danni dei cittadini in primis e dei sistemi sanitari e dei governi in secundis stiamo parlando.
Si potrebbe guardare al bicchiere mezzo pieno dei migliori tempi di recupero per i guariti. Ricordo però che l’azienda aveva definito il farmaco come il miracolo che abbatteva ospedalizzazioni e morti, e questo nel trial è stato clamorosamente smentito.
Poi abbiamo la varietà delle singole situazioni che non consente di esser certi della bontà del risultato raggiunto sui tempi di recupero anche perché ricordo che sono stati trattati pazienti con sintomatologia leggera in quella prima settimana che di norma è decisiva in questi casi.
I trial restano aperti per cui aspettiamo nuovi dati in merito e, curiosità, mentre in Italia il Paxlovid è stato fermato poiché inefficace in Inghilterra si continua a sperimentare anche quello. Evidentemente le sedi locali delle aziende hanno qualche buco di bilancio da chiudere come la Gilead con il Remdesivir (http://www.busnosan.it/wp/aiovg_videos/remdesivir-inutile-e-dannoso/).
Sarebbe ora di smetterla di portare avanti questa farsa, ma come ho detto in altra occasione (http://www.busnosan.it/wp/2022/11/11/pfizer-affari-doro-e-investitori/) questi signori hanno intenzione di aumentare a dismisura i proventi nel 2023 – nel caso di Pfizer da 56 miliardi a più di 80 preventivati – e pertanto non molleranno l’osso tanto facilmente.