Siamo di ritorno da un viaggio corroborante in terra di Slovenia, con varie puntatine in Croazia e Italia. Ma di questo parleremo in altro momento. Nel frattempo ho iniziato a caricare i video del viaggio sulla Busnosan TV.
Oggetto di questo articolo è l’adempimento di un dovere personale, ovvero quello di dire come voterò il 25 settembre, io che credo che la segretezza del voto sia una idiozia e non ci sia nulla di male nel dire quel che si farà.
Dovrei però usare altri termini perché non voterò nessuno in quanto non mi recherò alle urne.
Capita di fare un percorso personale che ti porta dall’iniziale entusiasmo dei primi anni ’90 a convincerti della inutililtà sostanziale del voto.
Veniamo da più di dieci anni di governi non eletti che hanno dominato la scena ad eccezione della breve parentesi M5S-Lega che pure fu pesantemente condizionato dall’intervento a gamba tesa del Quirinale sul nome del Ministro dell’Economia.
Ma anche se non considerassimo tutto ciò, ovvero lo spregio totale delle indicazioni popolari che hanco portato all’ultima parentesi dittatoriale del finto governo di unità nazionale a guida Draghi dovremmo constatare che non esiste vera democrazia nel sistema di rappresentanza che abbiamo in Italia, cosa che vale per qualsiasi altra nazione. Se volete la vera democrazia diretta andate ad Appenzello, altrove non la trovo.
In più negli ultimi due anni e mezzo il cosiddetto patto sociale non è solo stato sospeso, lo hhanno letteralmente fatto a pezzi grazie a leggi liberticide di chiaro stampo nazifascista che sono culminate nell’apartheid che tuttora persiste per la categoria degli operatori sanitari.
E all’orizzonte si profila un quinquennio nel quale qualsiasi governo eletto sarà forzato a seguire l’agenda suicida dettata dai potentati finanziari internazionali al nostro Paese.
Cosa resta quindi a noi?
Restano la possibilità e il dovere di resistere.
Ma per fare questo non occorre andare a votare, magari per uno dei neonati partiti “anti-sistema”,,e mandare una pattuglia di poveretti che potranno solo gridare al vento come accaduto a Sara Cunial che ha ottenuto il risultato di essere esclusa dalle votazioni per il Presidente della Repubblica, precedente pericoloso mentre altri entravano in Parlamento in ambulanza fingendo di essere convalescenti dall’influenza – perché io non dimentico tutto quello che è accaduto in 30 mesi di delirio.
Occorre invece prepararsi al 26 settembre, il giorno dopo, quando inizierà il mese che porterà alla formazione del nuovo governo e arriveranno le prime decisioni.
Come ho detto spesso e volentieri sarà dovere nostro fare gruppo e dire NO. Un semplice, numeroso, rumoroso NO.
Tutto qui?
Sembra poco, ma è così.
Ora facciamo un paio di considerazioni sul post voto immaginando cosa accadrà.
Avremo un governo Meloni – lo dico da due anni per cui ripetersi male non fa – a meno di clamorosi ribaltoni non visibili all’orizzonte.
La sua durata potrebbe variare tra uno e due anni, anche più o anche meno.
Dopo di che potremmo avere un governo tecnico con un capo di cui nessuno parla, e allora lo faccio io.
Il Governo Cottarelli potrebbe essere la soluzione già pronta sul tavolo di Mattarella.
Perché Cottarelli?
Perché vi ricordo che a Carlo Cottarelli fu dato l’incarico da Mattarella nel 2018 (https://www.quirinale.it/elementi/6376).
Si disse che lo aveva fatto per dare una sveglia ai partiti che non trovavano la quadra, ma intanto lo ha già fatto una volta, per cui…
E poi a questo giro il signor Cottarelli è candidato PD in collegio ritenuto sicuro, il che implica che il giorno in cui ce lo dovessero rifilare ci direbbero che “Vi siete sempre lamentati dei tecnici non eletti. Beh, questo lo avete mandato voi in Senato”.
In ogni caso l’agenda da seguire è scolpita nella pietra e non vedo nessuno capace di prenderla e stracciarla.
Non mi esalta l’idea del non voto e tornerei a esprimermi nel caso in cui le cose cambiassero radicalmente.
Non sono neppure felice di dover dare ragione a ciò che io stesso preconizzai anni fa sui 5 Stelle, ovvero che fossero nati per due motivi, imbottigliare il dissenso e in un secondo momento distruggere anche la sola idea che si potesse costruire qualcosa dal basso.
Ma devo constatare i fatti e questi dicono che la mia strada sarà quella dell’astensione attiva.
Intrigante l’astensione costituente propugnata dall’ex giudice Paolo Sceusa, nella quale mi rivedo in linea di principio. Così come mi piace lo sguardo oltre del CNL di Ugo Mattei. Da entrabi cerco di tarre indicazioni positive su “che fare poi”.
A chiudere ricordo che comunque vada il nostro Paese attenderà l’esito delle elezioni di Midterm negli USA per megli comprendere cosa ci toccherà fare. Anche se, e questa è una notizia gravissima di cui poco si parla, già dieci giorni prima del voto italiano tal Mario Draghi andrà a Washington a prendere ordini.
E allora che te lo dico a fare?