Pubblicato da Banca d’Italia e ISTAT il report congiunto sulla “Ricchezza dei settori istituzionali italiani”.
Il primo elemento messo in rilievo dai media di regime è quello dell’aumento della ricchezza delle famiglie, al che si potrebbe pensare che le cose stiano andando piuttosto bene nonostante tutto.
Al solito c’è da scavare tra i numeri per comprendere meglio, senza dimenticare che il popolo italiano ha una propensione al risparmio che sta venendo fuori e per ora fa tenere i più, ma già ora la situazione di molte famiglie è decisamente peggiorata.
Vediamo comunque alcuni dati.
10.010 miliardi è la cifra stimata dai due enti con un aumento di circa 100 miliardi rispetto al 2019.
5.163 miliardi (47%) la quota rappresentata dalle abitazioni (vedi immagine di copertina col confronto tra 2005 e 2020).
Seguono al 20,7% gli immobili non residenziali mentre l’azionariato è calato vistosamente dal 12,0% all’attuale 8,9% a confermare che quando si tratta di tirare la cinghia gli italiani si muovono, almeno per quanto possibile, eliminando gli investimenti più rischiosi.
Il confronto internazionale, da pagina 7 in avanti, mostra quanto quello italiano sia un popolo che ha dalla sua una situazione patrimoniale migliore di tanti altri. D’altro canto lo si è detto spesso che se noi abbiamo un debito pubblico debordante lo compensiamo alla grande con un debito privato nettamente inferiore a quello di tanti paesi “virtuosi” e una ricchezza delle famiglie da top class, cosa non proprio gradita in altri lidi.
Resto però sul dato dell’immobiliare non tanto per ripetere cose già scritte da altri, ma voglio parlare del vero obiettivo di alcune manovre già partite sotto il governicchio Draghi.
Si ricorderà che questo esecutivo ha messo in cantiere la riforma del catasto per i prossimi anni, da farsi con calma, si direbbe, ma fondamentale per preparare il terreno al futuro assalto al vero patrimonio degli italiani.
In tal senso come dimenticare le parole del mai troppo odiato Mario Monti che disse che gli italiani avrebbero dovuto diventare affittuari e non proprietari. Parole che riecheggiano sinistre quando sui pensa al “Non avrai nulla e sarai felice” del World Economic Forum che ha la sua data di realizzazione attualmente settata sul 2030.
Allora, nel lasciare il consueto link al PDF del report (https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/ricchezza-settori-istituzionali/2022-ricchezza-settori-istituzionali/statistiche_RSI_27012022.pdf) ripeto ancora che questi dati, oltre a dover essere presi con le molle perché non solo danno un’immagine distorta di una situazione che è più precaria di quanto possa sembrare, sono utili per coloro che stanno mirando al cuore della ricchezza italiana, pronti a spolparci nei prossimi anni, quelli che, lo ricordo, saranno gli anni nei quali dovremo restituire i soldi “prestati” (su questo si è detto molto in altri articoli) dalla “magnanima” UE. E quando parliamo di questi soldi dobbiamo fare mente locale a quanto accaduto agli amici greci. Stiamo andando in quella direzione, ma per noi sarà una lunga agonia perché siamo un Paese di risparmiatori e di carne da spolpare ne abbiamo ancora tanta attaccata alle ossa.