Festeggia il PD e su tutti quell’Enrico Letta, tornato per nostra sfortuna dalla parentesi in Francia dove era stato tenuto in ghiaccio, pronto per tornare a far danni.

Ma è vera gloria quella del signorotto messo a capo in una notte, senza alcuna legittimazione congressuale, del partito fascista – no! Non è un errore. E ve ne accorgerete sempre di più negli anni a venire – del XXI secolo?

Dunque vediamo…

Intanto vi suggerirei di leggere il curriculum del “campione” per non dimenticare di chi stiamo parlando.

Come da legge sulla trasparenza è disponibile sul sito del Ministero degli Interni dedicato alle “elezioni supplettive” 2021 (https://dait.interno.gov.it/documenti/trasparenza/suppletive2021/doc/Enrico-Letta-CV.pdf).

Insieme trovate anche il casellario giudiziario che attesta la sua fedina penale, per ora, pulita (https://dait.interno.gov.it/documenti/trasparenza/suppletive2021/doc/Enrico-Letta-CP.pdf).

Dal CV segnaliamo la formazione – tocca ricordare che abbiamo fatto lo stesso percorso di studi, ma non è colpa mia. – con le numerose esperienze (legittime) francesi, le affiliazioni (segnamo l’Aspen Institute e la Trilaterale), le esperienze proofessionali (presso la Agenzia di Ricerche e Legislazione fondata da Nino Andreatta, il neoliberista artefice del mortifero divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia) e l’interminabile carriera politica iniziata da consigliere comunale con un curioso balzo in pochi anni da lì alla carica di Ministro delle Politiche Comunitarie nel 1998. Quando si dice “un predestinato”.

Il nipote di Gianni Letta ha detto che “Si vince se si allarga la coalizione, anche oltre il Pd” e altre amenità (https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/siena-enrico-letta-suppletive-eec647aa-1cf0-4a07-bf4d-47fd8bcb602e.html).

A leggere i titoloni e i numeri del successo del divo Enrico parrebbe davvero che si sia trattato di un trionfo. Primo con il 49,92% dei voti e un vantaggio di più di 12 punti percentuali sul secondo, Tommaso Marrocchesi Marzi (https://elezioni.interno.gov.it/suppletive/scrutini/20211003/scrutiniCI12420).

Ma se spostiamo lo sguardo ai dati delle elezioni 2018 la realtà che emerge è ben altra.

Intanto ricordiamo che il seggio assegnato alla bisogna al “figliuol prodigo” era stato lasciato vacante dall’ex Ministro Pier Carlo Padoan, andato a dirigere Unicredit nel solito giochino delle sliding doors che ormai non pare interessare, e invece dovrebbe, più nessuno.

Il consueto “collegio blindato” del PD era stato messo a rischio dal leghista Borghi, giunto a pochi voti dal sorpasso su Padoan, ma poi battuto (https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=C&dtel=04/03/2018&tpa=I&tpe=L&lev0=0&levsut0=0&lev1=12&levsut1=1&lev2=4&levsut2=2&lev3=2&levsut3=3&ne1=12&ne2=124&ne3=1242&es0=S&es1=S&es2=S&es3=S&es4=N&ms=S&ne4=0).

Il punto però è un altro.

Nel 2018 su 194.173 aventi diritto aveva votato il 78,51% (152.867).

Ora su 200.038 aventi diritto hanno votato 71.201 cittadini (35,59%).

Letta ha raccolto 33.391 voti contro i 53.457 di Padoan seganando un bel meno ventimila.

Si dirà che erano supplettive e di solito il numero di votanti è inferiore, ma intanto ad ogni tornata i dati di affluenza calano e ciò che salva il PD è l’astensionismo di chi ha perso ogni speranza nel voto. E stiamo parlando di più del 65% degli elettori e di un 50% andante per le comunali.

Il modello USA è quasi cosa fatta e in questo si raccoglie il secondo risultato che doveva portare in dote il Movimento 5 Stelle.

Se ne parlava qualche annetto fa analizzando l’ascesa dei pentastellati.

Al primo obiettivo, ovvero incanalare il dissenso post crisi finanziaria, raggiunto in brevissimo tempo dova seguire quello più importante, ovvero distruggere l’idea che si potesse creare un soggetto politico dal basso. Idea sempre valida, ma che gran parte di coloro che sono rimasti scottati dal voto al M5S non ritengono più fattibile.

Complimenti a chi ha studiato il piano e dopo aver distrutto non solo il Partito Comunista, soppiantato dal nuovo Partito Fascisa Globalista Finanziario, ma anche la stessa idea di sinistra ha chiuso il cerchio aprendo la strada al governo tecnico, o “dei migliori” che dir si voglia, infinito che sarà supportato chissà per quanti anni, tra una crisi e l’altra, da pseudo partiti votati alla conservazione e completamente avulsi dalla realtà che li circonda.

Eh caro Enrico! Finché dura vi divertite, poi vedremo.

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