Dipende da chi è l’oggetto della satira. O della ipocrisia.

In questi giorni abbiamo un esempio dalla stampa britannica che si occupa di Charlie Hebdo e di una vignetta scomoda, almeno per i sudditi di “sua maestà”.

The Guardian pubblica l’articolo “Charlie Hebdo criticised for ‘offensive’ cartoon of Meghan” (https://www.theguardian.com/media/2021/mar/13/charlie-hebdo-criticised-for-offensive-cartoon-of-meghan) nel quale si riporta l’indignazione inglese per la vignetta che vediamo qui sotto.

Il riferimento, qualora non fosse chiaro, è alla morte di George Floyd, ucciso da un poliziotto negli States a cui la scena si richiama per sottolineare il nesso con le polemiche per la (presunta?) tendenza razzista della famiglia reale.

A mio avviso una vignetta azzeccata e, in stile Charlie, salace. D’altro canto cosa si vorrebbe da chi fa satira, che pubblicassero poesie e lodi?

Ricordo ancora quel 7 gennaio 2015 insaguinato dalla strage che si consumò nella redazione ritenuta colpevole di aver pubblicato vignette ritenute blasfeme da fondamentalisti islamici.

Ricordo poi il coro unanime “Je suis Charlie” che si levò anche dalle nostre parti salvo svanire in un mare di polemiche quando le vignette andarono a colpire noi (terremoto e Rigopiano).

Anche quelle per me furono perfette per sollecitare la riflessione su questioni che evidentemente ad altri non faceva piacere affrontare. E anche in quelle occasioni la satira vinse.

L’ipocrisia è fedele compagna dell’essere umano fin dai tempi antichi, ma è utile sottolinearne lo squallore quando questa fa capolino.

Dipende da come si danno le notizie. Perché se le dai a metà per omettere particolari importanti non fai un buon servizio.

La Repubblica parla a suo modo della morte di Marvin Hagler (https://www.repubblica.it/sport/vari/2021/03/14/news/boxe_morto_marvin_hagler-292143472/).

Piccola parentesi. Ho un bel ricordo degli anni in cui ero bimbo e, grazie ad alcuni appassionati in famiglia, ho avuto modo di apprezzare l’ultimo grande gruppo di boxeur della storia. C’erano Leonard, Hearns, Duran, Mugabe, Curry e ovviamente Hagler “Il Meraviglioso”.

Hagler saluta la compagnia a 66 anni e per Repubblica la notizia si riduce a un “è morto improvvisamente mentre si trovava nel New Hampshire”. Punto!

Capita però che sul suo profilo Instagram il collega e amico Thomas Hearns avesse postato un aggiornamento – al momento è ancora lì – nel quale diceva di pregare per lui e che Hagler si trovava in terapia intensiva per gli effetti delal vaccinazione.

Queste affermazioni hanno scatenato polemiche negli States, ma come abbiamo visto Repubblica fa finta di nulla e tira dritto.

Avrete notato che in questi giorni c’è stato un piccolo problema col vaccino di Astra Zeneca – e pare quasi che si voglia nascondere il disastro Pfizer BioNTech e ModeRNA – e immediata è scattata la grancassa mediatica a cercare di spegnere il fuoco del dubbio nelle pecorelle e a magnificare il salvifico vaccino – che poi non sarebbe nemmeno corretto definire tale.

In tutta questa baracconata mediatica covidiana non ci facciamo mancare nulla.

Chiudo semprw a tema vaccinale segnalando la presa di posizione del Sindacato dei Militari.

La notizia è di tre giorni fa (https://lnx.sindacatodeimilitari.org/vaccino-covid-19-comellini-sospendere-immediatamente-la-somministrazione-a-militari-e-forze-dellordine/), io però la segnalo per far notare che dal 7 gennaio il sindacato è in attesa di risposta dal signor Speranza. Sembra la stessa situazione di quei medici che hanno curato e continuano a curare i pazienti Covid a casa con farmaci a basso costo e terribilmente efficaci. Gli stessi che scrivono al signor Speranza da aprile 2020, quindi “soli” 11 mesi, senza aver mai ricevuto risposta.

Se non capite che questo signore, o per ignoranza conclamata o per collusione con quelli che gli danno ordini, sta tenendo un comportamento assassino non so cosa dirvi.

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