Proseguono regolari gli aggiornamenti della ATS Città Metropolitana di Milano nella loro nuova forma. E con essa si continua, per fortuna, a verificare una situazione, in relazione agli accessi ai pronto soccorso, piuttosto tranquilla se parametrata, come fa ATS, a quella del triennio 2017-19.
Nelle schede finali del report (PDF attualmente scaricabile qui: https://www.ats-milano.it/portale/Epidemiologia/Valutazione-dellepidemia-COVID-19/Dati-di-monitoraggio-giornaliero), dopo quelle relative ai tempi di attesa, abbiamo i consueti 11 nosocomi tra i quali 9 registrano numeri più bassi rispetto alla media degli anni precedente e 2 che hanno un paio di picchi di maggiore afflusso.
Vediamo nel dettaglio blocco per blocco.
Nel primo Niguarda Ca Granda, Fatebenefratelli e San Paolo.
Nel secondo San Carlo Borromeo, Policlinico e Sacco.
Nel terzo Mangiagalli, Buzzi e Gaetano Pini.
Infine abbiamo il Melloni e il Centro Traumatologico Ortopedico.
Come detto 9 pronto soccorso su 11 registrano nei giorni dal 14 al 30 dicembre 2020 un numero di accessi inferiore, sia per i codici non urgenti che per quelli urgenti, alla media del triennio precedente.
I 2 nosocomi che registrano accessi più alti sono il Gaetano Pini e il Centro Traumatologico Ortopedico. E trattandosi di ospedali con una certa specializzazione mi chiedo se gli accessi siano di quella natura o meno.
Da ottobre, quando visionai i dati delle due settimane tra la metà di quel mese e l’inizio di novembre constatando che, nonostante alcuni primari (Galli del Sacco in testa) avessero lanciato l’allarme “pronto soccorso presi d’assalto”, a fine 2020 gli accessi sono stati, per fortuna e nella stragrande maggioranza dei casi (a ottobre il solo Niguarda registrava numeri alti e preoccupanti) ben al di sotto della soglia di allarme.
Precisando ancora una volta che non risulta chiaro se gli accessi da Covid rientrino nel conteggio – a me risulta che i pazienti Covid vengano dirottati su percorsi alternativi, ma non è detto che sia così – con questi dati continuo a pensare che l’allarmismo sia fuori luogo.
Aggiungiamo le testimonianze video da personale (che resta anonimo per cui prendiamole con le molle) interno che evidenziano come alcuni nosocomi siano vuoti.
Ci mettiamo anche i fin troppo numerosi video-balletti che sono stati (Tik-tok ne è pieno) e continuano a essere proposti da molti operatori sanitari dentro gli ospedali che dovrebbero essere al collasso e aggiungiamo le troupe televisive che entrano nei reparti di terapia intensiva (dove non potrebbero entrare) oltre alle soap opera che si registrano negli stessi (due negli ultimi mesi) e ai giornalisti (?) che finiscono (?) in terapia intensiva e descrivono le urla (nel silenzio? Avete presente che pazienti ci sono in terapia intensiva?).
A me il dubbio che si stiano intasando con l’intenzione di creare allarme solo alcuni ospedali, mentre altri restano quasi o del tutto vuoti resta.
Ma sono in malafede per cui non date retta e mettetevi in fila per il salvifico vaccino che non vi libererà dalla triade distanza-mascherina-gel disinfettante, ma vi farà sentire parte di una grande setta… Comunità, volevo dire comunità.