C’è stato un tempo nel quale parole come “Nubifragio” e “Acquazzone” erano d’uso comune. Quando ero ragazzino capitava spesso nei mesi pazzerelli di trovarsi all’improvviso sotto l’acqua battente che in pochi minuti allagava strade e sottopassi. A Saronno zona stazione era normale vedere il tunnel impraticabile con qualche temerario che provava comunque ad oltrepassare il lago d’acqua. E la parola a me più cara era proprio quell’acquazzone che suonava meglio alle orecchie di un ragazzino perché più musicale e adeguata all’evento. Avevo e ho mantenuto una naturale attrazione per la pioggia – quante passeggiate e pedalate sotto l’acqua ho fatto negli anni – forse per quel senso di purificazione che porta con sé.
Oggi invece imperversa il termine “Bomba d’Acqua”.
Si sente la pesantezza militare di quella “Bomba”, al confronto il mio caro “Acquazzone” sembra proprio un gioco per bambini. La “Bomba”! Senti quella “B” pesante, incombente sulle nostre teste come il Giudizio Universale. La “Bomba”!
La lingua evolve – ogni tanto torno a sfogliare i libri ottocenteschi e di inizio novecento che fotografano i cambiamenti della lingua italiana – anche se non è detto che l’evoluzione sia positiva, o per contro negativa. L’evoluzione è neutra, l’accezione positiva o negativa gliela diamo noi.
Detto questo però quella “Bomba”.
Ieri il lampo in cielo che ha preceduto quei dieci minuti di pioggia battente mi è tornato in mente quando ho letto articoli e visto un video nei titoli dei quali c’era sempre quella “Bomba”.
E’ la neolingua militare del ventunesimo secolo – il percorso di sofisticazione è iniziato nel novecento – in una delle tante sfumature terroristiche che servono per abituare il popolo belante ad una vita grave, costantemente attentata dalle forze della natura. La stessa cosa che accade da inizio anno con quel virus per il quale si scrive e si legge di “Guerra”.
La “Guerra” al virus.
Ora, i virus che sono qui da miliardi di anni e di fatto sarebbero i veri indigeni del Pianeta, quanto meno rispetto a noi, diventano nemici da “Combattere” con tutte le “Armi” di cui disponiamo – gli effetti delle quali (vedi quarantena dei sani) ricadranno su di noi per anni – e anche con quelle non disponibili, ma vendibili (vedi fantomatici vaccini).
Alcune teorie scientifiche fanno risalire la possibile scintilla della vita umana ad una interazione tra organismi unicellulari e virus e noi facciamo la guerra a quelli che potrebbero essere i nostri papà.
C’è poi quell’altro dettaglio della convivenza del nostro organismo con virus, batteri, germi di ogni genere che proliferano al nostro interno in pace e armonia. E quando questa viene meno se la vedono tra di loro senza dover privare della libertà mezzo Mondo.
Ci possiamo lasciare le penne? Certo! Ma dimenticare che la morte è l’unica cosa certa nella vita sposando il feticismo del corpo da salvare ad ogni costo è indice di scarsa consapevolezza di ciò che siamo, e saremo dopo il passaggio “terrestre”.
Il linguaggio militare è parte preponderante del programma di ridefinizione del nostro Mondo. Il reset dell’economia e della finanza richiedeva una “Guerra” e visto che farla per davvero rischierebbe di eliminare anche i padroni del discorso ecco il provvidenziale virus, di scarso valore assoluto, in grado di uccidere come, se non forse anche meno (tra qualche anno di diranno come fecero con la “Suina”), della inflazionata influenza stagionale, ma sempre utile se associato alla comunicazione mediatica di “Guerra”.
Viviamo immersi in un liquido amniotico acido nel quale ogni piccolo accidente della vita di questa nostra Terra diviene fonte di preoccupazione, perché vi vogliono stressati e terrorizzati, che c’è da vendere Xanax, Prozac e soci mentre si costruisce il “Mondo Nuovo”.
La capacità di analisi è quel faro che non dobbiamo perdere di vista altrimenti non saremo più in grado di individuare le trappole linguistiche quotidiane tese dai media di regime e diverremo belanti pecore assuefatte alla neolingua militare e attente a non prendere bastonate dal pastore mentre i lupi ci dilaniano senza che ce ne accorgiamo, perché abbiamo preso il Valium di mamma TV.
Facciamo un piccolo passo tornando a vedere un acquazzone per quello che è.