In queste serate si fanno letture fuori dal seminato, ma la curiosità è troppa e mi riservo qualche ora per cercare di capire qualcosa in più su quanto sta accadendo. Risultato, altre domande.
Parto dalla sperimentazione in atto ovunque nel mondo alla ricerca di una cura efficace per la COVID-19 con spettatori interessati i colossi del farmaco che sono alla ricerca di un vaccino.
In Francia il dottor Rault è andato a parlare direttamente con il Presidente Macron portando nuovi importanti risultati sulla somministrazione di Idrossiclorochina e Azitromicina (https://www.lesechos.fr/industrie-services/pharmacie-sante/exclusif-raoult-devoile-a-macron-une-etude-estimant-lefficacite-a-91-de-son-traitement-1193815).
Dopo un primo studio su 80 pazienti questa volta il dottore ha portato un cluster decisamente superiore con 1.061 pazienti tra i quali 973 sono guariti (91%). Niente male!
Quello che mi incuriosisce è sapere che anche gli Stati Uniti stanno testando questo binomio mentre in Italia l’AIFA (https://www.aifa.gov.it/sperimentazioni-cliniche-covid-19) non riporta notizie di sperimentazioni in tal senso. Ma potrei essere io così ignorante in materia da non essermi accorto della presenza dei farmaci nell’elenco degli studi in corso (https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1131319/covid-19_sperimentazioni_in_corso_09.04.2020.pdf/20961097-a5c8-861b-781a-f8dcc7ef63ed). Si vede bene che l’idrossiclorochina c’è nel primo studio dell’elenco, ma sembrerebbe non essere associata all’antibiotico somministrato dal dottor Rault.
C’è poi il “miracolo” dell’ottantenne salvato dall’EPO – sì, proprio quella dello scandalo doping – nel giro di 7 giorni (https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/jmv.25839). Chissà se potrà salvare altri o se resterà un caso isolato.
Ma questo articolo pubblicato su Nature (https://www.nature.com/articles/d41586-020-01056-7) pone il problema delle sperimentazioni sui pazienti che, dovendo trovare la cura giusta, possono invece contribuire a condurre i pazienti alla morte. L’equilibrio della giusta combinazione della terapia che si spera di raggiungere per ora resta una speranza.
L’altra cosa che mi lascia perplesso è leggere quotidianamente studi di virologi, epidemiologi e medici di vari paesi che prendono posizione contro il lockdown salvo poi trovarmi di fronte a studi come quello pubblicato su The Lancet l’8 aprile (https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30746-7/fulltext).
In questo studio si sottolinea come le misure prese in Cina abbiano funzionato e si pone, con tanto di scenario dettagliato, l’interrogativo sulla possibile seconda ondata di contagi dovuta all’alleggerimento delle stesse. Nelle conclusioni si paventano possibili nuovi lockdown e un costante monitoraggio ad ogni step di riapertura delle attività. Insomma la prospettiva è di un lungo e graduale ritorno alla “normalità”.
Il mio problema da ignorante in materia è di sentirmi disorientato da questi poli opposti del mondo scientifico.
Nel frattempo no lombardi restiamo in attesa di capire come sia possibile essere di gran lunga la zona del mondo più colpita dai decessi. La mia sensazione è che a questa domanda probabilmente si troverà risposta solo quando la crisi da COVID-19 sarà un ricordo.