In una intervista pubblicata il 25 marzo dal canale TED Billa Gates informa la plebaglia riguardo i progetti “filantropici” collegati alla COVID-19.
Al minuto 33.46 (https://www.youtube.com/watch?time_continue=2026&v=Xe8fIjxicoo) zio Bill dice:
Now we don’t want to have a lot of recovered people, you know. To be clear we’re trying through the shutdown, in the United States, to not get to one percent of the population infected. We’re well below that today, but with exponentiation, you could get past that three million. I believe we’ll be able to avoid that with having this economic pain. Eventually what we’ll have to have is certificates of who’s a recovered person, who’s a vaccinated person, because you don’t want people moving around the world where you’ll have some countries that won’t have it under control, sadly.
Tradotto.
Noi non vogliamo avere molte persone guarite, lo sai. Per essere chiari, stiamo provando lo shutdown, negli Stati Uniti, per non arrivare all’uno per cento della popolazione infetta. Siamo molto al di sotto di questo oggi, ma esponenzialmente, potremmo superare i tre milioni. Credo che saremo in grado di evitarlo con questo sacrificio economico. Alla fine quello che dovremo avere saranno certificati per chi è una persona guarita, per chi è una persona vaccinata, perché non vorremmo che con le persone che si spostano in tutto il mondo ci fossero alcuni paesi che non abbiano questo sotto controllo, purtroppo.
Do you understand? Hai capito?
Ora, mettiamo un attimo da parte la pandemia di panico e terrorismo di questi giorni e cerchiamo di ragionare sui concetti “filantropici” espressi (peraltro invito all’ascolto integrale) da zio Bill.
Ci sta dicendo che lui non vuole che la gente si immunizzi e che occorrerà avere un certificato che attesti che siamo immunizzati o perché guariti, oppure perché vaccinati, laddove il vaccino diventerà con tutta ovvietà l’arma definitiva per sconfiggere il terribile flagello.
Prima questione.
Il vaccino quando arriva? A saperlo.
Seconda questione.
Ma non è che stiamo asserragliati in casa ormai in più di mezzo mondo onde evitare il più possibile che ci si immunizzi in modo da poter essere pronti per il salvifico vaccino, di cui peraltro oggi Mamma RAI preconizzava eventuale obbligatorietà per tutti a partire dai soggetti più a rischio?
Terza questione.
Ma quindi se io, che ad oggi non ho avuto sintomi influenzali e, pur sperando di rientrare nei milioni di casi ipotizzati da studi autorevoli (Qui i 6 milioni nella sola Italia al 30 marzo per l’Imperial College of London: https://www.imperial.ac.uk/media/imperial-college/medicine/sph/ide/gida-fellowships/Imperial-College-COVID19-Europe-estimates-and-NPI-impact-30-03-2020.pdf) così non ci penso più, dovessi risultare sano e non immunizzato?
Che faccio mi sparo perché starò fermo in un limbo per mesi o anni, nel caso in cui non volessi fare il sopraggiunto vaccino miracoloso?
Sorrido al pensiero di quel che ci aspetta secondo questi personaggi di cui sarebbe meglio conoscere bene la storia, non quella da riviste patinate, prima di ascoltarli.
Dedico perciò un pensiero a Jules Romains e al suo “Knock, ovvero il trionfo della medicina” che preconizzava quanto accade proprio in questi nostri ipocondriaci tempi.
E non dimentico anche la correlazione spuria tra la mia nascita e la sentenza di Henry Gadsen che nel 1976 era direttore della casa farmaceutica Merck e dichiarò alla rivista Fortune: “Il nostro sogno è produrre farmaci per le persone sane. Questo ci permetterebbe di vendere a chiunque” (Non è che lo dico solo io: https://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/dibattiti-e-idee/2014-01-24/sani-mirino-cure-122914.php?uuid=AbWMGdIJ).
Come dice il grande Patrucco… BUIO!