La decisione (UE) 2016/1208 della Commissione, del 23 dicembre 2015, relativa all’aiuto di Stato SA.39451 (2015/C) (ex 2015/NN) cui l’Italia ha dato esecuzione a favore di Banca Tercas, è annullata.

Il 19 marzo 2019 la Corte di Giustizia Europea ha emesso una sentenza che ha scatenato reazioni piuttosto forti in Italia.

Una decisione che sarà presumibilmente impugnata dalla Commissione Europea per procedere con un secondo grado di giudizio.

Staremo a vedere, ma nel frattempo si diceva delle reazioni di casa nostra.

I giornali hanno riportato la dura presa di posizione del Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (A.B.I.), Antonio Patuelli (Qui il comunicato stampa: https://www.abi.it/DOC_Info/Comunicati-stampa/ABI%20su%20Tercas.pdf).

Patuelli parte da Tercas per arrivare anche alle altre quattro banche (Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti) risolte nel sempre più lontano 2015. (https://www.bancaditalia.it/media/notizia/soluzione-della-crisi-di-quattro-banche-in-amministrazione-straordinaria/). E per queste risoluzioni Patuelli chiede “che la Commissione Europea rimborsi i risparmiatori e le banche concorrenti danneggiate dalle conseguenze delle sue non corrette decisioni“.

Sulla stampa sono anche apparse delle cifre Il solo confronto tra Sole24ore e Milano Finanza fa però capire come si brancoli nel buio. Nel primo caso si parla di 12 miliardi e nel secondo addirittura di 70.

Al di là di questo a me interessa sottolineare un altro aspetto.

La sentenza (http://curia.europa.eu/juris/liste.jsf?oqp=&for=&mat=or&lgrec=en&jge=&td=%3BALL&jur=C%2CT%2CF&num=T-98%252F16&page=1&dates=&pcs=Oor&lg=&pro=&nat=or&cit=none%252CC%252CCJ%252CR%252C2008E%252C%252C%252C%252C%252C%252C%252C%252C%252C%252Ctrue%252Cfalse%252Cfalse&language=en&avg=&cid=4885758) della quale invito a leggere il testo integrale (http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf;jsessionid=2F4352A879C6AD1E628DFF3049FA3444?text=&docid=211805&pageIndex=0&doclang=IT&mode=lst&dir=&occ=first&part=1&cid=5701553) permette di fare una riflessione.

Infatti la Corte dice chiaramente che la Commissione non è stata in grado di dimostrare la presenza di un aiuto di Stato quando ha attaccato il meccanismo messo in moto dal Fondo Interbancario italiano.

Al punto 132 leggiamo:

In conclusione, da tutto quanto precede risulta che la Commissione è incorsa in errore ritenendo, al punto 133 della decisione impugnata, di aver dimostrato che le autorità italiane avessero esercitato un controllo pubblico sostanziale nella definizione dell’intervento del FITD a favore di Tercas. Al contrario, è giocoforza constatare che la Commissione non ha dimostrato, in modo giuridicamente sufficiente, il coinvolgimento delle autorità pubbliche italiane nell’adozione della misura in questione né, di conseguenza, l’imputabilità di tale misura allo Stato ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 1, del TFUE.

La Commissione ha cercato appigli nel fatto che Banca d’Italia sarebbe stata direttamente coinvolta nel tentato salvataggio. Ed essendo la stessa un ente pubblico (ma non ci avevano detto, i signori della UE, che si tratta di un ente totalmente autonomo ed indipendente dallo Stato?) il suo intervento determina in automatico il ricorso ad aiuti di stato.

Va detto che nel consiglio del Fondo Interbancario siedono delegati di Banca d’Italia, ma questi sono solo “osservatori”.

Va aggiunto che il commissario straordinario per Tercas è stato nominato da Banca d’Italia e secondo la Commissione ogni sua richiesta equivale ad una richiesta della stessa, quindi intervento pubblico.

La Commissione ha usato questi e altri particolari per bloccare il salvataggio di Tercas (e di fatto anche i successivi).

Ma tutti questi punti sono stati smontati dalla Corte.

Cosa dimostra questa sentenza?

Innanzi tutto che abbiamo un problema quando si lasciano “fallire” (qui ci sarebbe da scrivere per ore. Sia sufficiente sapere che le banche non posso tecnicamente fallire mai. Ciò accade solo quando vi è una decisione politica) delle banche con tutte le conseguenze del caso che si abbattono sui risparmiatori.

Il problema si acuisce poi quando veniamo a sapere che le decisioni prese da un ente sovranazionale erano errate… ma ne frattempo sono trascorsi 4 anni e qualcuno potrebbe esser anche passato a miglior vita a causa di quei fallimenti.

C’è poi la questione del castello di carte rappresentato da questa Unione Europea – tengo sempre a precisare che la UE dei popoli sarebbe il mio ideale, mentre questa è una squallida UE dei mercati fondata su un corpus di leggi, regolamenti e direttive degne di Azzecca-garbugli – dove basta saper giocare sulla forma (soggetti di diritto privato e/o pubblico per esempio) per mettere nel sacco i fenomeni da baraccone della Commissione.

Il risultato di anni di UE di siffatta natura è quello di impedire pratiche perfettamente legali che avrebbero avuto il pregio di evitare autentici drammi personali.

Ma questa come abbiamo detto è la UE dei mercati e ai mercati frega niente delle persone.

Non posso non chiudere con una bottiglia lanciata in mare al Governo.

Dal momento che si parla di danni dai 12 miliardi in su perché non avviare, senza strombazzamenti, nelle sedi opportune un’opera di pressione al fine di ottenere un deficit/PIL per il 2019 attorno al 3%?

La minaccia ovviamente sarebbe quella di procedere con la richiesta di risarcimento dei danni alla Commissione. E per lor signori potrebbe essere il classico bagno di sangue.

Altrimenti l’Italia potrebbe sempre essere esonerata dal contributo annuo al bilancio dell’Unione. Ma qui ci sarebbe da vedere quanto sia l’effettivo ammontare del danno. Se fossimo più vicini ai 70 miliardi che ai 12 la questione si farebbe un po’ più complessa.

Mi aspetterei qualcosa del genere per dimostrare che questo Governo sia difensore del popolo come sostiene il Presidente del Consiglio.

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