“A causa della mancanza di investimenti per la sostituzione e la modernizzazione, c’è un crescente invecchiamento dell’infrastruttura ferroviaria. I conseguenti investimenti aggiuntivi per la manutenzione e la riparazione costeranno circa un miliardo di euro all’anno e devono essere sostenuti dal gestore dell’infrastruttura“.
Estratto dall’articolo (https://www.handelsblatt.com/unternehmen/handel-konsumgueter/infrastruktur-der-sanierungsstau-bei-der-bahn-waechst-auf-57-milliarden-euro/24062516.html) apparso oggi sul quotidiano finanziario Handelsblatt. Se ne consiglia la lettura integrale.
C’è un Paese europeo dove le ferrovie cadono a pezzi, il 25% dei treni (1 su 4) è in ritardo, le stazioni sono da rifare e si conta di dover tenere aperti 800 cantieri in contemporanea, con tutti i disagi del caso per i pendolari e gli altri utenti, solo per evitare il collasso. Per inciso tutto il pacchetto viene a costare 57 miliardi di fondi pubblici (ma non è detto che l’azienda di trasporto ferroviario li ottenga, e se non arrivassero sarebbe costretta a tagliare le spese o indebitarsi).
A occhio e croce si direbbe che stiamo parlando dell’Italia. E invece no! E’ la Germania, mai come in questo caso locomotiva d’Europa.
Noi però, mi raccomando, continuiamo a parlare della TAV, opera vecchia dannosa e – non sia mai che io manchi di utilizzare le immortali parole del vate(r) di Rignano d’Arno – inutile, smontata dalla Corte dei Conti Europea otto mesi fa (ne ho parlato qui: http://www.busnosan.it/wp/2019/02/19/a-european-high-speed-rail/) tra il silenzio generale.
Potremmo dire che i dirigenti di DB sono degli incompetenti o addirittura dei mariuoli, come si usa dire dei nostri. Ma questa è la Germania e non esiste incompetenza e neppure mala fede.
Allora cosa può aver portato i tedeschi fino a questo punto?
Lo si sottolinea da tempo, lo ribadiamo ancora una volta. Questa Unione Europea è nata e continua ad essere contro i popoli e non con i popoli.
Oggi martellano l’Italia? Domani toccherà alla Francia, dopo domani…
Oppure potrebbe sempre essere colpa nostra e di tutti quei popoli che hanno vissuto e vivono al di sopra delle loro possibilità.