Classica, doverosa premessa.
Non è che qui si vuol alleggerire la posizione dell’Italia e dire “Ma dai che tutto sommato siamo noi quelli bravi”.
Il nostro Paese resta zavorrato da mille problemi che anche il Governo attualmente in carica sembra – ma vedremo come sarà la manovra – non voler nemmeno affrontare.
Si vuol solo far notare che viviamo in un sistema mondo dove le cose non possono essere viste esclusivamente con la lente miope del pollaio italico.
Parlando di Debito facciamo notare un paio di dettagli dei quali al nostro Main Stream pare proprio fregare meno di nulla.
Niente intuizioni particolari o colpi di genio da Premio Nobel, ma la classica, semplice voglia di ricerca che Internet aiuta a nutrire quotidianamente facendo così sorgere tanti dubbi – il sale della vita intellettuale, senza è meglio morire – e domande.
La prima questione è legata alla martellante campagna sul Debito Pubblico come problema dei problemi.
A parte che il Debito Pubblico è la Ricchezza Privata e questo ormai lo dovrebbero insegnare alle elementari, ma non è qui il punto in questione.
Il fatto è che, come è noto a quelli bravi che evidentemente omettono in modo fraudolento di dire certe cose, il vero bubbone pronto ad esplodere tra qui e il 2019 è in realtà quello del Debito Privato.
Ma soprattutto l’onestà intellettuale vorrebbe che si parlasse di Debito aggregato (Pubblico + Privato) e non solo di ciò che fa comodo alla propaganda del sistema finanziario ostile alle democrazie parlamentari. In tal senso resta illuminante la presa di posizione di J.P. Morgan contro le nostre costituzioni assunta in un paper di qualche anno fa.
Dalle nostre parti non se ne parla, ma è sufficiente dare un’occhiata ai dati online per farsi un’idea.
Quando se ne parla sembra quasi che sia una garanzia (per gli usurai nazionali e internazionali – Berlusconi docet) del fatto che di carne da staccare dall’osso qui ce n’è ancora tanta (e infatti gli squali la stanno divorando).
Tempo fa i canali di informazione main stream fecero passare una tantum – buttati lì pro-forma e poi “dimenticati” per poter dire che loro ne avevano parlato – alcuni articoli nei quali si faceva notare come l’Italia fosse, numeri alla mano, uno dei Paesi della zona Euro meno esposti al pericolo del Debito.
I numeri da dove arrivavano?
Da un istituto di ricerca tedesco – niente da dire no? – il quale elaborando i dati disponibili a livello internazionale ci raccontava una realtà ben diversa da quella del povero Paese italico alla perenne ricerca di soldi sui mercati finanziari per poter tirare avanti.
Una semplice ricerca sul sito dello Stiftung Marktwirtschaft (“Economia di mercato” – http://www.stiftung-marktwirtschaft.de) permette di riprodurre la dinamica in atto dal 2010 ad oggi.
Un esercizio piuttosto interessante.
Di seguito i tre documenti del 2010, 2015 e 2017 che danno un’idea di quanto stiamo dicendo.
2017 – https://www.stiftung-marktwirtschaft.de/fileadmin/user_upload/Argumente/Argument_139_EU28-Nachhaltigkeitsranking_2018_01.pdf (a fine documento la tabella di sintesi come da immagine qui sopra)
Intanto i too-big-to-fail come noi, ovvero Germania (146) e Francia (249) si trovavano, e lo sono ancora, in condizioni peggiori rispetto all’Italia (130).
In 7 anni il nostro “vantaggio” si è assottigliato sotto la sapiente regia dei tecnocrati di Bruxelles, ben coadiuvati dai governi criminali che si sono susseguiti da Mario Monti in avanti.
D’altro canto uno dei mantra del governo tecno-
sociopatico era “distruggere la domanda interna”, ovvero impoverire gli italiani, per sostenere l’export.
Mission accomplished!
Se poi guardiamo ai Paesi satellite di Berlino (Lussemburgo 915, Belgio 489, Finlandia 406, Austria 260) che bacchettano Roma c’è da ridere.
Non è difficile capire perché ce l’hanno tanto con l’Italia.
La seconda questione riguarda Cina e USA.
Girano voci e previsioni piuttosto fosche su una possibile e vicina (2019?) esplosione della cosiddetta bomba del Debito della Cina (es: https://dailyreckoning.com/rickards-debt-bomb-ready-to-explode/).
Una circostanza che farebbe da classico primo tassello del domino globale di crollo del Debito perché a farne le spese per primi sarebbero gli USA.
Possibile o meno che sia la situazione attuale è proprio quella della pentola a pressione che sembra sul punto di esplodere.
Tutto sta a capire quale goccia farà traboccare il vaso e quali saranno le contromosse a livello mondiale.
La storia insegna che crisi indotte di questo tipo anno trovato sbocco, onde fare tabula rasa e ripartire da zero, in guerre mondiali.
La mia speranza è che si possa fare largo l’opzione Mesopotamia.
Occorre cancellare il debito e, non è uno scherzo, lo si può fare se lo si vuole, con un semplice tratto di riga.
Un po’ come fanno quando creano denaro dal nulla. Forza!