Leggevo oggi alcuni articoli sulla enorme bolla che sta accompagnando in questi mesi i Bitcoin.
E’ come se si fosse scatenata un follia collettiva che ha portato la quotazione della crypto-valuta dai 4.000 euro del 19 settembre agli attuali 18.723 euro (in dollari ormai siamo attorno a quota 20.000 – https://www.milanofinanza.it/bitcoin).
Un articolo di Paolo Barnard – IL BITCOIN NON ESISTE. STATE MOLTO ATTENTI (spiegato a Zia Marta) http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=1974 al quale aggancio anche la nascita dei futures made in CME Group Inc. (http://www.cmegroup.com/trading/bitcoin-futures.html?itm_source=cmegroup&itm_medium=flyout&itm_campaign=bitcoin&itm_content=tech_flyout).
In sintesi Barnard sostiene che Bitcoin non esiste e la bolla non farà prigionieri, tra i fessi che si sa bene chi siano, rendendo come al solito una fortuna ai soliti noti (vedi finale). Ci torniamo poi.
Altro interessante articolo è quello del New York Times (https://www.nytimes.com/2017/12/18/opinion/bitcoin-boom-technology-trust.html?action=click&pgtype=Homepage&clickSource=story-heading&module=opinion-c-col-right-region®ion=opinion-c-col-right-region&WT.nav=opinion-c-col-right-region).
Qui si parla di Bitcoin inserendo la moneta virtuale in un contesto più ampio che si può riassumere nella frase che segue…
Where we no longer feel we can trust people, we let computer code take over.
Trad.: Laddove sentiamo di non poter più credere nelle persone, lasciamo che a prendere il controllo sia il codice.
O se preferite “crediamo sempre meno nelle persone e sempre di più nei computer”.
Ricordando poi la frase del vero o presunto creatore di Blockchain e Bitcoin si arriva a quello che per me resta il punto nodale di tutta la faccenda.
The root problem with conventional currency is all the trust that’s required to make it work.
Ovvero?
Il problema di fondo è il trust, ciò in cui decidiamo di credere.
Eccolo il punto basico dal quale non si può scappare, almeno fino a quando a dominare saranno menti umani e non A.I. (intelligenze artificiali) che possono creare un linguaggio proprio, si autoalimentano e si autoriparano. In quel momento saranno cazzi per dirla alla francese, ed è più vicino di quanto non si pensi.
Il trust, questo potere a doppia faccia che porta miliardi di persone a credere alle idiozie più disparate e le fa arrivare spesso ad odiare, perseguitare, perfino ad uccidere in nome del proprio credo.
Ecco il perché del titolo scelto.
Caro Barnard, per me ha ragione, Bitcoin non esiste.
Ma, caro Barnard, per me ha torto perché il denaro non esiste.
Il denaro è un trust – parole e musica del governatore della Banca Cetrale di Norvegia che tradussi qualche mese fa (http://www.busnosan.it/wp/2017/05/11/in-god-we-trust/) – e nulla più.
La sua esistenza è dovuta alla nostra volontà collettiva di credere che esso esista.
Se noi rifiutassimo di credere all’esistenza del denaro questo non avrebbe alcuna possibilità di esistere.
Non mi dilungo oltre, questo breve articolo voleva solo essere una affermazione di ciò in cui credo (riecco il trust, è ovunque) oggi.
Se andassi oltre sarebbe necessario scomodare la filosofia, unica vera scienza con la quale l’essere umano può addentrarsi nel mondo della verità per scoprire che essa non esiste, perché frutto degli inganni della nostra mente.
Discorso troppo lungo e complesso perché come dice Barnard certe cose devi saperle spiegare alla zia Marta.
Oppure se preferite potete credere all’esistenza del denaro. Indi, Bitcoin esiste.
Bella storia eh!
Ok, vado in analisi e torno.