Tutto e il contrario di tutto, è la linea del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan che si barcamena mirabilmente tra l’appartenenza alla NATO, della quale quello turco è il secondo esercito in grandezza dopo quella USA, e la voglia di entrare nei BRICS.

Ma non c’è solo questo, la Turchia gioca su più fronti con l’idea di poter affermare un nuovo dominio, o comunque una forte influenza, nell’area medio orientale e non solo. In questo senso tornano in mente i discorsi di Erdogan in merito alla ricomposizione del fu impero ottomano – ricordiamo che la sua massima estensione includeva la Penisola Balcanica, Costantinopoli e due terzi del territorio dell’islam (restarono indipendenti dagli ottomani la Persia, l’Afghanistan, l’India settentrionale, il Turkestan e il Marocco) – che sarebbe l’obiettivo di colui che si considera prosecutore dell’opera di Mustafa Kemal Ataturk, eroe nazionale e presidente turco dal 1923 al 1938 della Repubblica di Turchia da lui stesso fondata.

Ora questo è il discorso ideologico che a mio avviso serve per muovere le masse, così come quello dei sionisti che paventano la rifondazione della mitica, quanto mai realmente provata sul piano storico archeologico, Grande Israele è la tiritera che permette di mobilitare le masse nelle guerre genocide contro i palestinesi e i popoli limitrofi.

Anche noi, così come i russi, i cinesi, gli iraniani e chiunque altro si voglia prendere a esempio, abbiamo le nostre paturnie mentali – per noi è il complesso di superiorità che ci vede portatori di democrazia, progresso e tante altre belle cose – inventate di sana pianta da chi ha un pizzico di potere politico per poter manipolare le menti deboli di coloro che devono andare o a morire sul fronte per niente o a farsi benedire nei loro deliri di patriottismo utili a portare avanti il teatrino macabro di guerra mondiale a cui anche oggi assistiamo.

Perché ci fu chi disse che la Terza Guerra Mondiale era già stata combattuta sottoforma di cosiddetta “Guerra Fredda” – basta andare a vedere quali e quanti conflitti sono stati scatenati ovunque nel mondo per comprende che di freddo non c’era un bel niente – mentre io credo si possa tranquillamente affermare che la guerra mondiale non è mai finita poiché si tratta di una guerra dall’alto verso il basso, ovvero di quella lotta di classe che non avrà mai fine a meno che le masse non comprendano l’inganno e si sollevino contro i loro veri antagonisti, le élite dominanti.

Fatta questa parentesi introduttiva passiamo alla condivisione di un paio di traduzioni che penso mettano in evidenza l’ipocrisia di questi attorucoli al servizio dello stesso padrone.
Abbiamo preso la Turchia come esempio proprio perché abbiamo a disposizione questi due articoli che fanno al caso nostro.

La prima in realtà è un’agenzia della TASS (https://tass.com/world/1890989) nella quale si rende conto di Erdogan che chiede all’Occidente di fermare Israele in Siria prima che sia troppo tardi.
Lo stesso Erdogan ha più volte attaccato, a parole, Israele per il genocidio dei palestinesi e ora lo fa per l’invasione dal versante sud-occidentale ovvero quello in cui si trovano le alture del Golan, già occupate abusivamente dall’esercito sionista e che oggi paiono fare da trampolino di lancio per una più ampia azione di conquista di territori con la scusa sempreverde della difesa preventiva (non vi suona familiare con la difesa preventiva russa in Ucraina che però non vale?).

Erdogan chiede quindi l’intervento dell’Occidente. Leggiamo.

Il presidente turco chiede all’Occidente di fermare Israele in Siria prima che sia troppo tardi

“Tutti i meccanismi internazionali devono essere impiegati in modo efficace per impedire a Israele di sfruttare la situazione in Siria”, ha affermato Recep Tayyip Erdogan

ANKARA, 20 dicembre. /TASS/. I paesi occidentali, in primo luogo gli Stati Uniti, devono porre fine a ciò che Israele sta facendo in Siria prima che sia troppo tardi, ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

“I paesi occidentali, in particolare gli Stati Uniti, hanno una grande responsabilità nel fermare Israele. Devono proclamare a gran voce che l’occupazione del territorio siriano da parte di Israele è inaccettabile. L’aggressione di Israele, che rappresenta una minaccia per la pace e la stabilità nella nostra regione, deve essere fermata prima che sia troppo tardi. Altrimenti, domani, il boomerang israeliano sarà puntato contro coloro che sostengono il paese in tutte le situazioni”, ha detto Erdogan ai giornalisti dalla sua piscina al ritorno dal Cairo, dove aveva preso parte a un vertice dell’Organizzazione per la cooperazione economica D-8.

“Israele ha fatto un punto di violare il diritto internazionale. Il mondo è rimasto in silenzio quando ha calpestato il diritto internazionale a Gaza. Ha anche occupato territori in Libano, dove è stato versato sangue, e il mondo è rimasto in silenzio ancora una volta. Oggi, la Siria è il bersaglio dell’incoscienza di Israele”, ha sottolineato Erdogan, menzionando la risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 1967. “La risoluzione condanna l’occupazione israeliana delle alture del Golan e chiede il suo ritiro dall’area. È importante che la comunità internazionale prenda misure per attuare la risoluzione”, ha affermato il presidente turco.

“Tutti i meccanismi internazionali devono essere impiegati efficacemente per impedire a Israele di sfruttare la situazione in Siria”, ha aggiunto Erdogan.

Belle parole di un presidente che aveva paventato l’embargo nei confronti di Israele e invece, a quanto pare, non starebbe mantenendo la parola data.
In questo senso leggiamo l’articolo pubblicato da Middle East Eye (https://www.middleeasteye.net/news/new-evidence-reveals-routine-oil-shipments-turkey-israel).

Nuove prove rivelano spedizioni di petrolio “di routine” dalla Turchia a Israele

I ricercatori identificano otto viaggi effettuati da petroliere tra Turchia e Israele da quando Ankara ha imposto l’embargo commerciale

Una nuova analisi ha rivelato un “commercio sistematizzato” di petrolio greggio tra Turchia e Israele, con otto viaggi monitorati da quando Ankara ha imposto un embargo commerciale a maggio per le azioni di Israele a Gaza, affermano gli attivisti.
A novembre, la campagna Stop Fuelling Genocide ha rilasciato prove che suggerivano che la petroliera “Seavigour” ha spedito petrolio greggio dal porto turco di Ceyhan a un oleodotto vicino ad Ashkelon in Israele.
Il porto è l’ultima tappa dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) di proprietà della BP, che trasporta petrolio greggio azero dall’Azerbaijan. Il petrolio viene quindi spedito dal terminal Heydar Aliyev di Ceyhan a Israele, rappresentando quasi il 30 percento delle sue importazioni di petrolio greggio. Da allora, i ricercatori hanno tracciato 10 viaggi effettuati nell’ultimo anno dalla petroliera “Kimolos” tra Ceyhan e Ashkelon, otto dei quali avvenuti dopo che la Turchia aveva annunciato il suo embargo a maggio.
Nonostante la nave abbia disattivato il suo segnale di tracciamento per diversi giorni nel Mediterraneo orientale per mascherare la sua rotta, i ricercatori sono riusciti a identificarla come attraccata in Israele 10 volte utilizzando immagini satellitari.
I registri portuali della Kimolos rivelano che in un tipico viaggio verso Israele, la petroliera è registrata come diretta in Egitto, partendo con un carico completo di petrolio. Ma la petroliera non attracca in Egitto, ma “scompare” per alcuni giorni nel Mediterraneo orientale.
Questa strategia segue uno schema simile a quello della Seavigour, che ha anche disattivato il suo transponder di localizzazione ed è riapparsa in Sicilia giorni dopo.

Una seconda, più seria esposizione

Sia la Kimolos che la Seavigour sono navi di dimensioni Suezmax, noleggiate specificamente per le spedizioni di petrolio greggio. Citando i registri ufficiali delle esportazioni statali, i ricercatori hanno affermato che l’Azerbaijan ha esportato 1,3 milioni di tonnellate di petrolio greggio in Israele al mese dall’inizio della sua guerra a Gaza nell’ottobre 2023.
Dato che sia il Kimolos che il Seavigour possono trasportare circa 140.000 tonnellate metriche, un’esportazione di 1,3 milioni di tonnellate di petrolio greggio richiederebbe una media di otto o 10 viaggi al mese.

“Non solo questo trasferimento di petrolio greggio viola l’embargo economico, ma il tasso e la frequenza del rifornimento stanno attivamente sostenendo crimini di guerra”, hanno affermato i ricercatori, notando che le esportazioni di petrolio greggio vengono raffinate per alimentare i caccia F-35 utilizzati da Israele a Gaza.

Un rapporto investigativo di Energy Embargo for Palestine che documenta come il petrolio greggio fornito a Israele dall’oleodotto BTC viene raffinato in carburante per aerei da combattimento ha suggerito che la Turchia potrebbe essere considerata in violazione del dovere di prevenire il genocidio dalla Corte internazionale di giustizia se stabilisse che Israele sta commettendo un genocidio a Gaza. Un ricercatore della campagna Stop Fuelling Genocide ha affermato che i risultati erano la prova di “un commercio sistematizzato di petrolio greggio spedito dai porti turchi a Israele”.

“Avevamo avvisato che le nostre prove precedenti erano solo la punta dell’iceberg”, ha aggiunto il ricercatore.

Il ministero dell’energia turco ha ripetutamente negato che petroliere dirette in Israele abbiano lasciato Ceyhan da maggio, affermando che “le aziende che trasportano petrolio attraverso l’oleodotto BTC per l’esportazione verso i mercati globali dal terminal Haydar Aliyev hanno rispettato la recente decisione della Turchia di non impegnarsi in commerci con Israele”.
La campagna ha affermato che le nuove rivelazioni costituiscono una “seconda e più seria esposizione” delle affermazioni del ministero.
Le esportazioni di petrolio dell’Azerbaijan verso Israele sono aumentate di quattro volte dall’inizio di quest’anno, passando da 523.554 tonnellate a gennaio a 2.372.248 tonnellate a settembre. Middle East Eye ha precedentemente riferito che il gruppo di difesa Oil Change International, autore di un rapporto che traccia le spedizioni di petrolio in Israele fino a luglio 2024, ha affermato che le sue fonti di dati hanno mostrato più spedizioni da Ceyhan da maggio.
Un funzionario turco ha precedentemente detto a MEE che la BP vende petrolio a società intermediarie, che Ankara non può controllare, e le petroliere raccolgono il petrolio “senza dichiarare la loro destinazione finale”.
Le rivelazioni arrivano dopo che Ankara ha annunciato a novembre che avrebbe reciso tutti i legami con Israele.

Ora, non voglio trarre conclusioni affrettate perché sappiamo che queste trame sono ben più fitte di quel che ci vogliano far credere i media di regime, ovunque essi siano, ed è plausibile che sia in atto una sorta di campagna di diffamazione contro la Turchia per metterla in difficoltà con i partner dell’area BRICS. Noto però che le informazioni sono piuttosto dettagliate e documentate e aggiungo al quadro l’incontro avvenuto tra Erdogan e il presidente iraniano Masoud Pezeshkian dove abbiamo assistito alla convinta e calorosa stretta di mano tra i due.

Dettaglio non da poco se pensiamo che ci hanno venduto come disastro soprattutto per l’Iran la caduta di Damasco in mano ai tagliateste ISIS e la Turchia come uno dei tappi che sono saltati permettendo che ciò accadesse.

Ribadisco che la realtà è molto più complessa di quel che sembra – quello siriano sembra un puzzle che ha visto mettersi tutti i pezzi al posto giusto proprio ora con beneficio di tutti gli attori coinvolti – e le pedine di possono muovere a seconda della convenienza del momento, conservo però il dubbio che gli accordi siano stati presi ben prima di quel che ci raccontano.
Il dubbio che aleggia sempre nei miei pensieri è che l’agenda sia chiara per tutti e ognuno debba solo giocare il suo ruolo senza sgarrare, altrimenti si fa la fine die vari Saddam Hussein e Gheddafi.

L’obiettivo? Lo abbiamo detto, mantenere alta la tensione verso le popolazioni nell’eterna lotta delle élite contro le masse. Poi è ovvio che si aggiungono le questioni commerciali, la volontà di “fare guerra per fare la guerra” e anche, se vogliamo, la conferma che per qualcuno la “guerra igiene del mondo” non è solo un manifesto ma una convinta scelta di vita e di gestione del potere.

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