Nell’anno dell’ondata elettorale questa settimana ha visto svolgersi due importanti liturgie democratiche, in attesa del secondo turno francese, ma inizierei da quel che è accaduto in Kenya.

William Ruto

Il presidente keniano William Ruto ha annunciato un taglio di 177 miliardi di euro per colmare il buco di bilancio rimasto dopo il ritiro della legge finanziaria.
Il tutto avviene dopo che le proteste hanno portato alla cancellazione dei controversi aumenti delle tasse, che hanno provocato la morte di 39 persone.
Ho assistito al discorso del presidente che ha rinviato al mittente la richiesta di farsi da parte e ha per l’appunto rilanciato con la proposta di cui sopra.
Le proteste erano dapprima state pacifiche e poi, vista la non risposta governativa, si erano trasformate in violenti scontri con le forze dell’ordine.
Questa situazione, seppur di natura in apparenza locale, va a inserirsi in un quadro più di ampio fermento nell’Africa del centro-nord. Da tenere d’occhio per vedere quale sarà la reazione popolare.
Suggerisco la lettura dell’articolo che condivido (https://www.africanews.com/2024/07/05/kenya-president-ruto-proposes-budget-cuts-after-deadly-protests/) nel quale trovate anche il video con l’intervento del presidente.

Ci sono poi come detto le elezioni in Iran e Inghilterra dove si sono registrati risultati che marcano un cambiamento, almeno nelle apparenze.

Masoud Pezeshkian

L’Iran, reduce dal lutto per la morte del presidente Ebrahim Raisi in un “incidente”, si è visto costretto a indire elezioni anticipate che hanno visto la vittoria del candidato cosiddetto “riformista”, il dottor Masoud Pezeshkian, il quale ha battuto al ballottaggio il candidato di riferimento dell’area “religiosa” Saeed Jalili.
Il dato da sottolineare è la bassa affluenza che al primo turno è arrivata attorno al 40% mentre al ballottaggio si è alzata fino al 50% circa degli aventi diritto (https://www.tehrantimes.com/news/500750/Pezeshkian-wins).
Ora parte questa nuova avventura con la Russia che ha già fatto gli auguri al nuovo presidente il quale si dice aperto al dialogo su alcune questioni dirimenti al livello internazionale come quella relativa allo sviluppo del programma atomico iraniano.

Keir Starmer

Riguardo la schiacciante vittoria dei laburisti in Inghilterra condivido un articolo pubblicato da Middle East Eye perché mette in rilievo alcuni punti interessanti (https://www.middleeasteye.net/opinion/uk-election-starmer-won-majority-secured-fraction-popular-vote).
Già dal titolo (“La vuota vittoria di Starmer: ha vinto le elezioni nel Regno Unito ma non il voto popolare“) si capisce come l’analisi vada a colpire sulla non-vittoria di Starmer e soci sul piano del voto popolare.
I laburisti hanno sfruttato il crollo dei conservatori, che ne hanno fatte davvero di ogni per raggiungere questo risultato mandando al macello gente come Liz Truss e Rishi Sunak, palesemente inadatti a governare, oltre a tante scelte non proprio condivise al 100% dalla popolazione sia nel periodo delirante della farsa psico-sanitaria che sul piano internazionale, ma soprattutto su quello della politica economica.
Per quanto mi riguarda lascio fuori la Brexit che non incide in alcun modo con questa “svolta”. Ma per i nostri media di regime ovviamente ogni occasione è buona per cercare di convincerci che quella scelta fu deleteria per gli inglesi.
Basta però guardare i fondamentali economici e metterli a confronto coi nostri e quelli degli altri pesi massimi UE come Francia e Germania per capire come la situazione UE sia ben più compromessa.
Non sto dicendo che noi stiamo peggio e allora dalle loro parti va tutto bene, sia chiaro, ma la tiritera su quanto sia importante non abbandonare il Titanic UE mi ha scocciato.
Detto questo l’articolo che ho condiviso fa luce sul vuoto di questa vittoria che ha anche alcune spine, come quella di un bel blocco musulmano che non è proprio felice delle prese di posizione del signor Starmer sulla questione palestinese.
Ricordo che Starmer fu oggetto di un mio articolo che riprendeva la storia di un sopravvissuto all’Olocausto emarginato dai labour poiché “non dalla parte giusta” (http://www.busnosan.it/wp/2023/05/17/due-storie/).
Nell’Inghilterra multietnica attuale queste cose hanno un peso.
C’è poi la questione del leader che viene esattamente dagli stessi ambienti di chi lo ha preceduto essendo uomo Black Rock.
Anche qui però sarà necessario attendere i primi mesi si governo per capire quale sarà la via che i laburisti tracceranno per il loro popolo.

In attesa di sapere come va a finire lo spettacolino elettorale francese c’è comunque di che sparlare, come sempre.

Select a target language

Translator

Select a taget language: