Julian Assange è libero?
Bella domanda!
Io ho sostenuto Assange negli anni di carcerazione – i 7 nell’ambascaiata ecuadoriana di Londra e i 5 nel carcere di Belmarsh – e ora non so rispondere.
Ascolto le molte voci che in questi giorni si sono scatenate coi pro e i contro.
A me pare che si possa dire di esser contenti per due bimbi – qui sottolineo, poiché qualcuno ha insinuato che “come si fa a fare due figli se sei in un carcere di massima sicurezza?”, che i figli sono nati nel 2017 e nel 2019 ovvero prima che Assange fosse rinchiuso a Belmarsh. Alle volte basterebbe dare un’occhiata ai dati di fatto prima di dire minchiate – che finalmente si potranno godere il padre e soprattutto per suo padre, John Shipton, che ha lottato per tutti questi anni senza tregua al fine di riavere suo figlio libero.
Poi ci sono davvero tanti lati oscuri in una vicenda come questa – altra piccola nota a margine riguardo il fatto che sia uscito bello pasciuto dal carcere e quindi “come ha fatto a venire fuori così da un carcere di massima sicurezza?”. Magari chi lo ha fatto uscire ha inteso togliere dagli occhi di del pubblico i segni della detenzione, anche perché c’è già stato, come era ovvio che fosse, chi ha fatto notare che lui è stato liberato dai magnanimi Stati Uniti mentre Navalny è uscito cadavere da un carcere russo e quindi… Illazioni su illazioni, ovviamente senza uno straccio di prova.
Dicevo però dei lati oscuri.
Assange si è accordato (qui sotto i termini dell’accordo legale, ma si immagina che vi sia stato molto di più) dichiarandosi colpevole per uno dei 18 capi di imputazione che gli erano stati ascritti.
Si è quindi creato un precedente importante per tutti quei giornalisti – anche qui, per quelli che “ma non è neanche un giornalista e Wikileaks è una cloaca dove è finito dentro di tutto. Non è giornalismo!”, datevi una calmata – che da qui in avanti vorranno provare a raccontare qualcosa in più, magari con documenti scottanti.
Detto questo non credo che Assange abbia rivelato chissà quali grandi cose.
Se andiamo a vedere con attenzione i maggiori scoop fatti da Wikileaks non troviamo nulla su tanti argomenti scottanti e molto su questioni che facevano parte del “lo sappiamo anche se non abbiamo prove certe”, insomma, tanti “segreti di Pulcinella”.
Resta però il fatto che la sua vicenda fa da paradigma per tutti gli altri, senza dimenticare i molti che già oggi marciscono in qualche galera, occidentale così come russa o cinese, a causa della loro perseveranza nel voler raccontare una verità diversa da quella ufficiale.
Quindi non celebro un eroe poiché, piaccia o no, un eroe decide di sacrificarsi fino alle estreme conseguenze per il bene di tutti e Assange, che capisco umanamente, non lo ha fatto. Da qui a ritrarlo come un fantoccio consapevole a mio avviso però ne passa. Pedina inconsapevole di un gioco ben più grande di lui? Beh, questo potrebbe esserlo stato.
Intanto attendiamo di ascoltare anche la sua voce e di capire cosa potrà fare in futuro.
Là fuori restano tanti bravi giornalisti che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per raccontare quello che i regimi non vogliono che arrivi al pubblico.
Ora preoccupiamoci di quelli.
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Nel frattempo…
La Davos estiva è a Dalian, in Cina.
Prendiamo atto della continuità data dai ricconi al progetto di sviluppo del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale che prevede la fine del (presunto) dominio del dollaro e l’instaurazione della dittatura digitale a guida, politica e nulla più, cinese (non a caso il meeting nel titolo richiama i “New Champions” scelti dai ricconi).
So di essere pessimista, e spero sempre di sbagliare, ma difficilmente la storia ha proposto deviazioni significative dal programma di perpetuazione del potere da parte di quelle famiglie, sconosciute ai più, che dominano la scena da millenni.
La situazione attuale pare essere la copia in carta carbone di quanto accaduto un secolo fa e il meeting estivo di Davos in salsa cinese fa da punto di passaggio nella direzione scelta dai veri potenti e dai loro galoppini.
Nella pagina di presentazione della tre giorni (https://www.weforum.org/videos/amnc-2024/) troviamo uno spunto di analisi allorquando si afferma che l’economia mondiale è in ripresa nonostante persistano rischi e tensioni.
Ora, chiunque abbia un paio di occhi e orecchie funzionanti si sarà reso conto del fatto che l’Europa è in declino inarrestabile sul piano industriale, anche se la notizia della ripresa dei rifornimenti di gas dalla Russia, tornata a essere il primo fornitore davanti agli USA, potrebbe far pensare che dietro le parole di guerra si nasconda la volontà di chiudere qui la partita ucraina – tra l’altro è proprio da lì che passa il gas essendo dichiaratamente inattivo il Nord Stream – e provare a sanare le ferite degli ultimi due anni.
Altre notizie lasciano però perplessi in tal senso.
Kaja Kallas designata Alto Reppresentante della UE sembra una bestemmia essendo costei una feroce anti russa con smanie guerrafondaie. Alla faccia della diplomazia!
Mark Rutte al posto di Jens Stoltenberg sulla poltrona di Segretario Generale della NATO a sua volta lascia ben poco spazio alla speranza essendo un imbecillotto della stessa pasta della sopra citata premier estone.
Il fatto è che la mia sensazione è che ci stiano portando, col classico metodo della rana bollita, ad accettare la guerra come strumento di igiene del mondo, come si usava dire qualche tempo fa, per arrivare al reset di cui tanto si parla e che non è altro che l’ennesima riproposizione di quel che si fa più o meno ogni 80/100 anni.
Cambiare perché nulla cambi mantenendo le masse acefale sotto lo spirito del più classico divide-et-impera.
Alla fine del processo ci dovremmo ritrovare in un mondo completamente digitalizzato il cui campione, per evidenti caratteristiche antropologiche, sarà la Cina.
E non sarà un vero cambiamento poiché la vera battaglia, quella verticale tra noi massa e le poche famiglie che dominano il mondo non sarà combattuta, oscurata dalla guerra che distrugge e permette di rimodellare la società a proprio piacimento (ricordate la “distruzione creativa” del “buon” Mario Draghi?).
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Ultima questione che mi preme trattare oggi.
Qualche giorno fa leggevo un articolo su Zerohedge (https://www.zerohedge.com/weather/chemicals-east-palestine-train-disaster-spread-16-states-study) nel quale si parlava di uno studio fatto negli Stati Uniti d’America su quel che accadde a East Palestine (https://en.wikipedia.org/wiki/East_Palestine,_Ohio,_train_derailment).
Pochi ricorderanno il disastro ferroviario che coinvolse la cittadina dell’Ohio con una spaventosa immissione di sostanze chimiche tossiche sul terreno e in atmosfera.
Non era certo un bel periodo per Biden e soci in quanto furono molti gli incidenti e nel caso di East Palestine i media, a parte la Fox che ne approfitto per rompere un po’ le balle al rivale politico, si affrettarono a relegare la notizia alla cronaca locale.
Nell’articolo di due giorni fa che prendiamo dal sito della ABC News (https://abcnews.go.com/US/ntsb-reveals-cause-2023-toxic-train-crash-east/story?id=111398249) si racconta di come il disastro si sarebbe potuto evitare, ma incredibilmente i controlli sulla condizioni di sicurezza avessero fatto cilecca.
Io però voglio parlare dello studio (https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1748-9326/ad52ac) segnalato da Zerohedge, seppur in estrema sintesi.
Ho letto le risultanze pubblicate nell’articolo che appare sul sito dello IOPSCIENCE.
La dispersione del materiale avrebbe interessato ben 16 stati con 110 milioni di persone coinvolte ovvero 1/3 della popolazione degli USA.
Il materiale p di varia natura e, come detto prima, tossico.
Per farla breve ho immaginato un parallelo con le guerre in corso in Ucraina o a Gaza, ma anche in Sudan o nelle altre decine di zone del Pianeta.
Se questo singolo disastro ha portato alla contaminazione di vari laghi (Michigan, Erie, Ontario, and likely Huron and Superior) oltre all’aria malsana che si è diffusa per qualcosa come 1,4 milioni di chilometri quadrati posso solo immaginare cosa stia accadendo ora anche alle nostre latitudini.
E’ curioso come i fanatici del cambiamento climatico e della (gin)ecologia a tutti i costi che stanno al governo in Europa non abbiano cuore di dir nulla a riguardo. Così come non hanno avuto cuore – non c’entra, però ce lo facciamo entrare – di inviare alcun messaggio di solidarietà alla Russia dopo il tentato massacro della spiaggia si Sebastopoli e l’altro attentao terroristico in Dagestan.
Lo so che non gliene frega nulla di noi, ma fa sempre un certo effetto a me ingenuo pistolotto constatarlo in ogni situazione.