Torna la mini raccolta di news dai giornali mondiali.
Nella selezione odierna ho inserito le due novità elettorali rappresentate dalla rielezione di Narendra Modi in India, che però dovrà accordarsi con le opposizioni per governare, e dalla prima volta di una donna in Messico, dove ha vinto Claudia Sheinbaum che dovrebbe dare continuità al precedente governo di Lopez Obrador.
Poi abbiamo i possibili futuri presidenti iraniani, la visita del Ministro degli Esteri russo Lavrov in Africa, lo scambio in corso tra Sudan e Russia per la base che sorgerà nel Mar Rosso e la situazione a Gaza.
Il primo link arriva dalla TASS (https://tass.com/world/1798337) e ci racconta delle dimissioni pro forma di Modi che poi, una volta trovata la quadra con gli attori politici del suo paese tornerà a essere il leader dell’India.
Una situazione intrigante e da mettere in parallelo con le elezioni in Sud Africa che hanno visto il forte ridimensionamento del ANC (Africa National Congress – https://www.internazionale.it/ultime-notizie/2024/06/03/sudafrica-anc-avvia-trattative-governo-coalizione) che è passato da 230 a 159 seggi e dovrà trovare un accordo coi partiti di opposizione.
Le due questioni potrebbero avere effetti sulla politica dei due paesi in ambito BRICS? Non credo, ma staremo a vedere.
Un paese che invece sembra aver trovato un equilibrio nel solco di quanto fatto dal governo di Lopez Obrador è il Messico che per la prima volta elegge una donna alla presidenza. Nell’articolo su Forbes (https://forbes.it/2024/06/04/claudia-sheinbaum-prima-presidente-donna-messico/) troviamo un ritratto di Claudia Sheinbaum che è già stata accostata ad Angela Merkel per via della sua formazione scientifica. Dalla sua una forte connotazione “verde” che sarà messa alla prova dall’incarico di governo. Ma soprattutto il paese oggi è percorso da una ennesima scossa di violenza che ha portato all’uccisione di molti candidati con l’ulitmo omicidio (https://www.internazionale.it/ultime-notizie/2024/06/04/messico-sindaca-assassinata) di Yolanda Sánchez Figueroa, sindaco di Cotija, avvenuto due soli giorni dopo le elezioni nazionali.
Occhi quindi puntati anche sul Messico oltre a quel Venezuela che oltre ad avere a sua volta elezioni presidenziali il 28 luglio (https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/06/05/gli-osservatori-ue-rispettino-il-venezuela-o-non-vengano_318b3ac1-1d79-4bcc-bad1-f7f452fad093.html) ha appena invaso e si è annessa la Guyana (https://www.quotidiano.net/esteri/essequibo-venezuela-guyana-f9d8tj3m), terra ricca di idrocarburi.
Situazioni calde un po’ ovunque – d’altro canto si parla o no di III Guerra Mondiale a pezzi? – con Sudan, a sua volta scosso da tempo da una pesante guerra civile con decine di milioni di persone a rischio di migrazione forzata della quale non sembra importare a nessuno, e Russia che si incontrano nuovamente nell’ambito della realizzazione di una importante base militare russa nel Mar Rosso (https://www.middleeasteye.net/news/sudanese-army-delegation-russia-red-sea-base-moves-forward).
Sempre in tema di elezioni, questa volta forzate, abbiamo quelle in preaparazione in Iran, dove dopo la morte del premier Raisi ci si prepara per formare il nuovo esecutivo. Il Tehran Times ci da una panoramica sui possibili contendenti (https://www.tehrantimes.com/news/499437/Meet-the-15-possible-contenders-for-the-snap-presidential-elections).
Qui sarà molto importante vedere se la spunterà un candidato di stampo religioso, come era Raisi, oppure uno più politico, o ancora uno di carattere militare. Il nome che mi intriga perché sarebbe un ritorno che metterebbe tanto pepe anche a livello internazionale, è quello di Mahmoud Ahmadinejad.
Si diceva poi del viaggio di Sergey Lavrov, se non erro il sesto in tempi davvero ristretti, in Africa dove sta visitando vari paesi (https://www.africanews.com/2024/06/05/russian-fm-in-congo-libya-war-in-ukraine-and-cooperation-top-agenda/). Nell’articolo si parla della tappa in Congo, mentre la TASS ci ricorda (https://tass.com/politics/1798365) che in Burkina Faso la Russia sta aumentando il numero di istruttori militari a sostegno del governo militare che sta via via strutturandosi escludendo, come fatto già da altri paesi come il Niger Stati Uniti ed Europa.
Mettiamo nel calderone anche la Cina e quelle Filippine che sembra proprio ambiscano a diventare il nuovo proxy statunitense nell’area, prima dell’entrata in scena di Taiwan o forse al posto di quest’ultima che a mio avviso sta scendendo a più miti consigli (ma è una mia impressione).
Il South China Mornign Post ci parla degli scherzetti che i filippini fanno ai cinesi (https://www.scmp.com/news/china/diplomacy/article/3265478/south-china-sea-philippine-troops-accused-cutting-chinese-fishing-nets-near-second-thomas-shoal) tagliando le reti da pesca alle navi rivali. Più in ampio è invece importante sottolineare come gli USA stiano portando avanti “fastidiose” esercitazioni in collaborazione col governo Marcos che potrebbero portare a una escalation anche in tempi brevi. Per ora i cinesi vanno di cannoni spara acqua quando i filippini violano, secondo Pechino, le acqua territoriali, ma non si sa mai.
Si chiude con l’ennesimo massacro che emerge da Gaza dove, dopo il ritiro delle truppe israeliane, la BBC ha potuto constatare (https://www.bbc.com/news/articles/c511k1nqx81o) ciò che l’esercito genocida ha perpetrato ai danni della popolazione civile nella zona dell’ospedale di al-Shifa.
Ogni tanto mi piace fare un recap della situazione a livello mondiale – si conti che ne mancano tanti di spunti col mondo davvero in ebollizione – per ricordare che mentre la maggior parte delle persone, anche giustamente perché deve andare così, si fa i fatti suoi, ovunque si respira aria pesante, aria da III Guerra Mondiale già bella che apparecchiata. E chi legge la storia del secolo scorso con un pizzico di attenzione in più avrà notato quanto tutto ciò somigli tremendamente a quel che accadde allora.