La Russia prosegue con le esplorazioni “scientifiche” in Antartide e la Gran Bretagna si preoccupa per la possibilità che tali esplorazioni possano “mettere a rischio” l’integrità del territorio antartico.
Leggiamo quanto riferito dal The Maritime Executive il 14 maggio 2024.
Prima però vediamo la tabella qui sotto che ci dettaglia sulle scorte mondiali conosciute di petrolio.

Poi nel commento sotto alla traduzione capirete, se non vi è già chiaro a intuito, perché ho inserito questa tabella.

Il Parlamento britannico indaga sulle esplorazioni petrolifere russe in Antartide

Nell’ambito dell’esame in corso degli interessi del Regno Unito in Antartide, la scorsa settimana il Comitato per il controllo ambientale (EAC) della Camera dei Comuni ha tenuto una sessione speciale sull’esplorazione petrolifera russa nella regione polare. L’inchiesta ha visto tre ministri interrogati sulle attività di prospezione petrolifera russa in Antartide, che si ritiene rientri nel territorio rivendicato dal Regno Unito nella regione.

Nel 2020, la società russa di esplorazione mineraria Rosgeo ha riferito che la sua nave da ricerca Alexander Karpinsky aveva completato un’indagine geologica completa del sottosuolo, mappando le prospettive di giacimento di petrolio e gas sulle piattaforme di ghiaccio antartiche. Lo studio faceva parte della 65a spedizione antartica russa. All’epoca, l’esplorazione copriva la parte sud-orientale del Mare Riiser-Larsen al largo della costa della Terra della Regina Maud, una regione antartica rivendicata dalla Norvegia.

Tuttavia, l’EAC ha appreso che dal 2011 le indagini sismiche russe sono state effettuate al largo del Mare di Weddell, che rientra nella rivendicazione del Regno Unito in territorio antartico. Secondo Rosgeo, le sue indagini hanno rivelato circa 500 miliardi di barili (70 miliardi di tonnellate) di potenziale di idrocarburi nei bacini dell’Oceano Antartico.

Presentando le sue osservazioni all’EAC, il sottosegretario all’Ufficio esteri, Commonwealth e Sviluppo David Rutley, ha affermato che la Russia si è impegnata a rispettare il Trattato sull’Antartide. Nel 1976, le nazioni firmatarie del trattato decisero di imporre una moratoria sull’esplorazione e lo sfruttamento dei minerali antartici, adottando un approccio precauzionale per proteggere la regione.

Ma paesi come la Russia hanno continuato con l’esplorazione mineraria sotto la maschera della ricerca scientifica, che è consentita dal trattato. In totale, l’Antartide ha sette pretendenti storici tra cui Argentina, Australia, Cile, Francia, Nuova Zelanda, Norvegia e Regno Unito. Tuttavia, queste rivendicazioni di proprietà furono sospese quando fu negoziato il Trattato sull’Antartide nel 1959, rendendo l’Antartide un’enorme terra di nessuno.

Sfortunatamente, la governance delle regioni polari della terra è stata messa a dura prova da quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel 2022. Gli esperti hanno avvertito che il peggioramento delle relazioni tra Russia e Occidente potrebbe culminare in una competizione piuttosto che in una collaborazione per preservare l’integrità dell’Antartide. Ciò ha già iniziato a manifestarsi, con Cina e Russia che bloccano i tentativi di altre nazioni del trattato sull’Antartide di espandere le aree marine protette nella regione.

“La raccolta di dati sismici da parte della Russia in Antartide viene interpretata come segnale di una potenziale minaccia al divieto permanente di estrazione mineraria, con implicazioni a catena per l’integrità del protocollo nella sua interezza. Nel 2048 esiste spazio per potenziali modifiche al protocollo, ma esistono regole e precondizioni rigide che determinano tale ambito. Ma l’attuale attività russa è preoccupante”, ha informato l’EAC Klaus Dodds, professore di geopolitica all’Università di Londra in una comunicazione scritta.

(Articolo orginale: https://maritime-executive.com/article/uk-s-parliament-probes-russian-oil-exploration-in-antarctica)

Ricapitolando i dati della tabella di cui sopra abbiamo il Medio Oriente come principale riserva petrolifera mondiale coi suoi 871,61 miliardi di barili, seguita dall’America Latina con 331,27 e dall’Africa con 119,05.
Poi c’è la Russia a quota 80,00 che è proprio la nazione che ha effettuato gli studi “scientifici” che hanno portato a rilevare qualcosa come 500 miliardi circa di barili di greggio sotto la calotta antartica, ovvero la seconda riserva mondiale potenziale.

Ora, intanto vediamo come la prime tre regioni per capacità stimata siano anche quelle che continuano ad avere problemi con guerre e continue destabilizzazioni al lor interno.
E se tanto mi da tanto quei 500 miliardi di barili faranno ovviamente gola a molti.
Il tutto in barba all’articolo pubblicato dagli amici di Vaielettrico (https://www.vaielettrico.it/petrolio-e-gas-escono-di-scena-non-servono-piu-per-coprire-la-nuova-domanda-di-energia/) che riportano uno studio della University College di Londra e dell’Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile nel quale si afferma che il petrolio non serve più.
Qui la pagina sullo studio: https://www.ucl.ac.uk/news/2024/may/no-new-fossil-fuel-projects-needed-transition-net-zero.
Eppure noi altri crediamo proprio che l’Antartide non la lasceranno in pace troppo facilmente, anche perché a ben guardare gli stessi che propongono lo studio sono anche quelli che scrivono di come sia fondamentale abbandonare il petrolio per raggiungere il mitico “Net-Zero” di emissioni (https://bartlett-review.ucl.ac.uk/fossil-fuel-phase-out-is-crucial-to-limit-global-warming/index.html) e quindi il loro appare più come un auspicio che non come il frutto di un vero e proprio lavoro di analisi e previsione.
Credo che i nostri cari punguini farebbero bene a preparare l’elmetto, conoscendo la voracità dell’essere umano altra via non vedo se non quella della scontro totale anche da quelle parti. Senza dimenticare che c’è anche la questione della rotta commerciale che i russi stanno chiaramente aprendo per ovviare alle possibli ripercussioni negative dello scontro in atto nell’emisfero australe.

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