Il Governo uscente draghiano ci ha lasciato, tra gli altri, un DPCM recante la disciplina della piattaforma per la raccolta delle firme degli elettori necessarie per i referendum.
Parliamo della piattaforma digitale che permetterà di effettuare le raccolte firme, per ora esclusivamente per i quesiti referendari, anche in formato digitale.
In Gazzetta Ufficiale è disponibile il testo del DPCM: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2022/11/26/22A06699/sg.
Dal punto di vista tecnico non c’è nulla da dire in particolare nel senso che si tratta di indicazioni su infrastruttura tecnologica, requisiti di sicurezza, piano di test per la verifica del corretto funzionamento e malfunzionamenti oltre alle questioni legate alla privacy e al trattamento dei dati personali.
L’allegato, ultimo link in basso a sinistra, è quello che definisce i parametri tecnici nel dettaglio.
Si tratta di uno di quei passaggi obbligati verso la totale digitalizzazione del sistema Paese.
Due sono le questioni aperte, e che credo mai si potranno chiudere.
Da un lato abbiamo l’indubbio vantaggio per i comitati che raccoglieranno le firme e che dall’avvio di questa piattaforma in poi avranno vita – almeno teoricamente, a patto che il sistema non sia farragginoso come già accaduto con altri – facililitata nel conseguire l’obiettivo.
Immagino che il passo successivo sia quello di aprire allaraccolta firme digitali anche per le elezioni politiche. Anche pensando al problema sorto con i Radicali alle ultime elezioni di quest’anno.
Dall’altro lato c’è il dubbio che aleggia riguardo la digitalizzazione la quale potrebbe portare in dono anche il rischio di essere sottoposti a limitazioni. Banalmente un cittadino potrebbe non essere autorizzato a entrare nel sistema in caso di inadempienza a qualche ditkat governativo – di questo se ne parla perché è nei piani dei signori di Davos, tanto per dirne una.
Resta comunque una buona notizia sulla carta che aspettiamo di vedere alla prova dei fatti.