Prendiamo le mosse da un articolo apparso il 6 luglio 2021 su “The chronicle of higher education“.

Titolo: “MIT e Harvard hanno venduto il futuro dell’istruzione superiore” (https://www.chronicle.com/article/mit-and-harvard-have-sold-higher-educations-future).

Che cosa è accaduto in estrema sintesi? Lo vediamo leggendo anche l’articolo apparso sul Washington Post il 29 giugno 2021, che è poi quello dal quale ha tratto spunto il Chronicle (https://www.washingtonpost.com/education/2021/06/29/2u-buys-edx-mit-harvard/).

MIT e Harvard nel 2012 avevano creato edX, una piattaforma educational online che ha contato dalla nascita a oggi qualcosa come 39 milioni di utenti/studenti.

Nove anni dopo MIT e Harvard decidono di vendere la piattaforma alla società 2U per l’importante cifra di 800 milioni di dollari finanziati anche da prestiti assicurati per 475 milioni di dollari (https://www.insidehighered.com/news/2021/06/30/online-learning-giants-2u-and-edx-will-merge).

2U è stata fondata nel 2008 e ha base a Lanham, nella contea di Prince George in Maryland (https://2u.com/).

Volgarmente detto potremmo parlare di esperti di DAD (Didattica a distanza). La mission è quindi quella di rendere l’esperienza di apprendimento online migliore di quella in presenza.

Tra i partner vi sono numerose e prestigiose università degli USA e anche di altri paesi. Tra gli altri segnalo la London School of Economics e la nostra SDA Bocconi. Con l’acquisizione di edX 2U vanta ora più di 50 milioni di studenti (https://2u.com/partners/)(https://2u.com/partners/sda-bocconi/).

Dai documenti per gli investitori apprendiamo che, come è lecito attendersi dalle importanti partnership, 2U è un primario attore nel mercato che si occupa di gestire, o meglio accelerare, come dicono loro stessi, l’adozione del digitale in ambito scolastico (https://investor.2u.com/home/default.aspx).

Leggiamo a tal proposito la frase contenuta nella “Earnings presentation”: “Leading position in multi-trillion dollar market with accelerating digital adoption”. Mercato multi-trillionario. Non so se rende l’idea (https://s26.q4cdn.com/441000616/files/doc_financials/2021/q1/1Q’21-Earnings-Presentation-FINAL.pdf).

Interessanti anche i numeri elencati nel documento. Per esempio le revenue del primo quarter 2021 che direi si mantengono in linea con gli esorbitanti guadagni dei colossi del settore digitale. 232,5 milioni di dollari (+32% rispetto allo scorso anno).

Margine di profitto al 6% (casualmente lo stesso che garantiscono le case farmaceutiche a chi investe in vaccini. Ma questa è un’altra storia).

Eloquente anche il “consolidated revenew growth” il cui grafico a pagina 12 la dice lunga sull’incremento annuo dal Q1 del 2019 a oggi. Nella pagina successiva vediamo il saldo di cassa che diventa positivo proprio dopo il Q1/2021 per la prima volta. Si immaginano gli enormi investimenti fatti negli anni passati da una società che, lo ripeto, è nata solo tredici anni fa e oggi ha in mano buona parte del mercato universitario statunitense e non solo.

Pensando al giro di denaro che doverosamente 2U deve mettere sotto il naso di possibili investitori andiamo a vedere perché la questione mi ha incuriosito.

Qual’è lo spunto che mi è venuto dalla lettura di questo articolo? La frase di incipit sul Washington Post, ovvero quando si ricorda che edX era nato come “a nonprofit platform to deliver a curated selection of online courses from prominent universities, available free to the world”.

Quindi una piattaforma nonprofit che metteva a disposizione corsi online di università prestigiose, disponibili gratuitamente per tutto il mondo. Tra l’altro anche io mi sono iscritto ad alcuni corsi online gratuiti, passando dal sito di Harvard.

Il nonprofit diventa profit? Le università incassano e chiaramente diranno che per loro si tratta di manna che scende dal cielo per fare ulteriori investimenti.

E qui citiamo proprio un articolo apparso il 15 luglio sul sito Harvard Business Review laddove si dice che con i soldi incassati le due università faranno investimenti. Ma dove? Nella espansione della loro attività online (“They’ll use that money to further expand their online strategy“) (https://hbr.org/2021/07/what-the-edx-acquisition-means-for-the-future-of-higher-education).

Quindi abbiamo una chiara scelta di campo con l’istruzione scolastica in presenza che va a divenire obsoleta e probabilmente non più proposta nel giro di poche decadi? O forse anni? Staremo a vedere.

Quella della scelta di campo potrebbe anche essere questione sulla quale non sindacare più di tanto essendo evidente che ci troviamo nel bel mezzo di una trasformazione epocale dell’umanità tutta indirizzata alla digitalizzazione della vita umana, istruzione scolastica compresa. Faccio notare però che così facendo hanno messo in mano a un soggetto privato l’educazione universitaria del futuro, e come loro hanno fatto altre realtà di spicco nazionali e internazionali.

Torniamo però a 2U e vediamo alcuni elementi per meglio comprendere di che società stiamo parlando.

L’attuale valore di una azione si aggira attorno ai 43 dollari e il market cap, ovvero il valore risultante dal numero di azioni presenti sul mercato e quello appena visto di una singola azione, è di poco più di 3 miliardi di dollari. Quindi l’esborso di 800 milioni appena fatto equivale a circa 1/4 del valore complessivo di mercato (https://www.nasdaq.com/market-activity/stocks/twou).

Ma abbiamo visto in precedenza che questa è una azienda che sta registrando le prime positività di cassa, quantomeno negli ultimi due anni. E con l’acquisizione di edX nasce un competitor del gigante Coursera sul mercato dell’online schooling che promette di rientrare presto dei soldi raccolti sul mercato e di generare profitti piuttosto interessanti nei prossimi anni.

Il mio dubbio col quale lascio chi legge/ascolta è se e quanto un privato possa influenzare la proposta formativa degli studenti universitari.

Parliamo del segreto di Pulcinella in quanto è noto che organizzazioni private, come per esempio la Treelle in Italia (http://www.treellle.org/), mettano entrambi i piedi nella definizione dei programmi scolastici al fine di soddisfare i desiderata di coloro che stanno dietro questi think thank “no-profit”.

Il processo di privatizzazione è in corso da lungo tempo, ma ora vive una fase di cambiamento che potrebbe portare alla formazione di future generazioni di sedentari-poltronari istruiti a fare che cosa? Le pile?

Se vuoi guardare e ascoltare il video lo trovi qui:

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