Titoli trionfalistici sul 90% dei giornali di regime, grandi fanfare e tutti sul carro di Giuseppi il vincitore.
Ma s’è vinto davvero o come al solito il Diavolo si nasconde nei dettagli?
Per avere un’idea tocca andare a leggere le conclusioni della “epiche” cinque giornate di Bruxelles.
Il documento è già disponibile in italiano qui: https://www.consilium.europa.eu/media/45118/210720-euco-final-conclusions-it.pdf.
Per mio conto segnalo alcuni punti, ma come sempre invito a leggere e ragionare con la propria testa.
Primo punto (A14 – Importi a titolo di Next Generation EU per singolo programma): le cifre per ogni singola voce del programma Next Gen EU (per chi volesse trovate qui le info: https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/recovery-plan-europe_it).
In sostanza parliamo dei 750 miliardi da dividere in 360 di prestiti, 312,5 di sovvenzioni – il che non significa “a fondo perso” come vi hanno detto perché i 750 miliardi saranno reperiti sui mercati in una ideale prima operazione simil Bond Europei, quindi sempre prestiti ma con gli oneri che non peseranno direttamente sul singolo paese – e altri 77,5 divisi in varie voci del programma di cui sopra.
Al punto A15 troviamo la tabella temporale delle erogazioni.
Nel 2021 e 2022 il 70% dei fondi sarà messo a disposizione e il restante 30% arriverà nel 2023.
A livello temporale poi dobbiamo considerare che i piani definitivi per singolo paese saranno presentati in autunno, verosimilmente a ottobre 2020. dopo di che la Commissione avrà due mesi per approvarli o chiedere correzioni. Il che ci porta come minimo ad inizio 2021.
Occhio al punto A19 che presenta l’arzigogolato compromesso per evitare, così ci hanno detto e noi ci fidiamo, l’aut aut olandese sul potere di veto dl singolo paese. Non è che cambi poi molto dal momento che l’erogazione dei fondi può essere fermata in qualsiasi momento seppur con modalità differenti.
Tracciato il quadro del cosiddetto Recovery Found si passa ai 1.074,3 miliardi del bilancio pluriennale 2021-2027.
Al punto A30 il regalino ai paesi “seri” – a me la parola “frugali” suona male da sempre. Se per esempio l’Olanda ha un rapporto Debito Privato/PIL superiore al 240% come si può chiamare paese frugale il cui popolo è indebitato fino al collo? – che prevede una riduzione del contributo lordo annuo. E chi copre l’ammanco? Gli altri paesi in base al Reddito Nazionale Lordo (RNL). Da vedere che cifra sborserà il terzo contribuente al bilancio UE, che siamo noi. Per la cronaca i paesi “seri” sono: Danimarca, Germania, Olanda, Austria e Svezia e sono bei soldini.
Occhio poi all’Allegato I che al punto 23 recita: “Sulla base di tali premesse sarà introdotto un regime di condizionalità a tutela del bilancio e di Next Generation EU. In tale contesto, in caso di violazioni, la Commissione proporrà misure che dovranno essere adottate dal Consiglio a maggioranza qualificata.”.
Da qui in avanti ci sono tutte le voci di spesa che definiscono di fatto il quadro nel quale ci si potrà muovere. Qui si eve lavorare per cogliere al meglio le opportunità e non sprecare nulla, ma anche per evitare futuri stop nell’erogazione dei fondi. Inutile fare elenchi.
Da leggere anche l’Allegato III parte II (Entrate).
Sull’IVA i punti 143 e 144 con variazioni del contributo a partire da gennaio 2021.
Dal punto 145 al 150 si elencano nuove risorse da reperire basandosi sul principio, detto in modo semplice, del “chi più inquina più paga”. E c’è anche una ipotesi di tassa sulle transazioni finanziarie (punto 149).
Al punto 152 si quantifica lo sconto sui contributi di Danimarca, Austria, Olanda, Svezia e Germania. Quasi 14 miliardi in 7 anni per gli olandesi e poco più di 25 miliardi per la Germania. La differenza, come detto, la pagano gli altri e a noi toccherà una discreta quota parte.
Direi che, anche leggendo la stampa dei vari paesi, tutti vincono e tutti perdono, così più o meno son tutti contenti.
Per noi resta la sensazione che si sia trovata una strada soft per metterci in condizione di aver la Troika in casa.
Resta ferma per mio conto l’opposizione all’uso dell’ESM (MES per gli italioti) e alle sue trappole. Certo, sarebbero soldi (teoricamente) in arrivo subito, ma solo per la sanità e con condizionalità/trabocchetti ancora da decidere.
Anche così però c’è da stare molto attenti.
Purtroppo il coraggio di emettere BTP in esclusiva per i retailer italiani con l’obiettivo di drenare parte di quei 1.400 miliardi di risparmio “fermo” non lo abbiamo avuto.
Immaginate cosa avrebbe significato andare a Bruxelles e dire che “No! A noi non serve un centesimo perché questa partita ce la giochiamo tutta in casa.”.
Inutile immaginarlo dal momento che abbiamo scelto un’altra strada. Speriamo solo che sia migliore di quanto oggi non appaia ai miei occhi.