Condivido la lettura di uno studio belga sugli effetti di Brexit.

Nello studio si ipotizza l’impatto negativo in termini di PIL e posti di lavoro aggregando i dati dei diversi settori d’impresa.

Puoi leggere lo studio qui:
https://www.fdfa.be/sites/default/files/atoms/files/Brexit%20impact%20study%202019.pdf.

L’allarme, già lanciato da altri studi, riguarda in particolare l’ipotesi ora decisamente meno remota di qualche tempo fa di una “Hard Brexit“, ovvero una uscita del Regno Unito dalla UE senza alcun accordo.

Non che l’uscita con accordo sia poi così leggera da assorbire, ma è chiaro che il cosiddetto “Worst Case” vedrebbe, sempre secondo le previsioni dello studio, in modo esponenziale quelle che potremmo definire le perdite da ambo le parti.

I numeri più interessanti sono quindi quelli che vedi anche nell’immagine a corredo di questo breve articolo.

In termini di PIL l’UE potrebbe registrare un – 0,38% (Soft Brexit) oppure un – 1,54% (Hard Brexit).

Per la Gran Bretagna il dato sarebbe – 1,21% (Soft) o – 4,47% (Hard).

I posti di lavoro persi varierebbero da – 284.000 a – 1.200.000 per l’UE mentre si potrebbe andare da – 140.000 fino a – 526.000 per il Regno Unito.

Fatto l’elenco dei numeri occorre dire come hanno fatto i loro calcoli i nostri aruspici.

Trovi tutte le info riguardo il metodo nel documento, ma ciò che a mio avviso conta dire è che in questo studio si è tenuto conto degli effetti automatici di un non-accordo. Ovvero si è pensato che all’indomani il Regno Unito si conformerà immediatamente con i parametri del WTO e le tariffe aumenteranno esponenzialmente facendo lievitare i costi dwelgi interscambi tra UE e Gran Bretagna con i conseguenti impatti su PIL e occupazione.

Ovvio che, come in quasi (e sottolineo “quasi”) ogni altro studio su Brexit a rimetterci l’osso del collo sarebbero i britannici. Ma non dimentichiamo che un Paese come l’Italia sembra possa perdere fino a 139.140 posti di lavoro che non sono proprio noccioline.

Ci sono due elementi (ma potrebbero essere ben più di questi) che a mio avviso sono stati trascurati e mi incuriosisce pensare a come si sarebbe potuto evolvere lo scenario, anche nel “Worst Case”, se si fosse tenuto conto di quanto andiamo ad elencare.

Primo. In ogni caso l’Unione Europea subirà perdite piuttosto rilevanti e, a meno che non vi sia un improvviso ravvedimento sulla necessità di abbandonare l’eccessivo rigore nel rispetto delle nostre assurde regole, i singoli Paesi non potranno mettere in atto alcuna politica a sostengo della perdita di posti di lavoro. Ma dal momento che la locomotiva tedesca rischia di perdere qualcosa come 291.930 posti di lavoro il miracolo dell’allargamento delle maglie delle regole UE si potrebbe realizzare.

Al contrario il Regno Unito non avrà più alcun vincolo e se la Bank of England vorrà il governo di sua maestà potrà attuare qualsivoglia politica di sostegno al mercato del lavoro e al PIL.

La chiamano sovranità monetaria. Quella che noi abbiamo perso decenni fa grazie ad una scrittura privata tra “gentiluomini” e tutto quello che è accaduto in seguito.

Secondo. Quando nello studio si presuppone che l’innalzamento delle tariffe sia scontato e lo si ritiene elemento fondamentale del disastroso impatto sull’economia di UK e UE evidentemente non si ricorda che proprio la Gran Bretagna, ora liberata da lacci e laccioli, avrà anche la possibilità di definire tariffe ben più vantaggiose che le permetterebbero i ribaltare il piano finendo col guadagnare dal divorzio.

Questa opzione è stata ben evidenziata in uno studio fatto da un pool d i economisti britannici che hanno prospettato un boom economico del Regno Unito se, a seguito del divorzio dalla UE, saprà giocare bene le sue carte da Paese “libero” invece di restare fermo in balia degli eventi. Ne avevo parlato qui: http://www.busnosan.it/wp/2018/11/30/aruspici-alla-britannica/ dopo che i media avevano dato grande risalto ad un report di Bank of England “dimenticando” (chissà come mai?) di citare l’unico studio a favore della Hard Brexit presente su piazza.

A novembre, sempre che qualcuno non si inventi altro, sapremo se dover affrontare l’alta marea o uno tsunami.

Chiudo con una domanda. Anche s e hanno fatto di tutto per far credere di essere degli incapaci voi credete davvero che gli inglesi abbiano trascorso 3 anni dietro a Bruxelles senza preparare al meglio una Hard Brexit?

Ah! Dimenticavo. Noi UnionEuropei sì. Lo abbiamo fatto. E chissà che qualcuno non lo abbia fatto di proposito.

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