Condivido la lettura dei paper scritti dall’economista José Antonio Ocampo negli ultimi anni riguardo la possibilità di assumere una valuta unica a livello globale.
La questione torna di moda in un momento nel quale il debito globale è letteralmente esploso in una corsa irrefrenabile.
Insieme al debito l’imminente nuovo stop della crescita mondiale che dovrebbe segnare il 2019 è l’altro fattore dominante.
Sottolineo che quando parliamo di debito non si fa riferimento al pubblico ma a quello complessivo. Il debito pubblico infatti non è mai un problema di natura tecnica, bensì politica. In definitiva il debito pubblico è garantito dalle banche centrali che creano denaro dal nulla senza limiti, il che ne garantisce la solvibilità al 100%. Se vi dicono altro chiamate uno psicoterapeuta, e che sia bravo.
Per fare un esempio la cosiddetta crisi del 2008-2009 fu una crisi di debito privato risolta con iniezioni di ettolitri di denaro pubblico. Non aggiungo altro e torno al tema dell’articolo.
La raccolta di paper di Ocampo: https://www.wider.unu.edu/publication/resetting-international-monetary-nonsystem.
Il lavoro di Ocampo merita lettura e studio perché permette di fare un excursus storico (primo paper “A brief history of the international monetary system since Bretton Woods”: https://www.wider.unu.edu/publication/brief-history-international-monetary-system-bretton-woods) da Bretton Woods ai giorni nostri.
I successivi cinque paper illustrano la situazione attuale, mentre l’ultimo propone soluzioni (“Reforming the (non)system”: https://www.wider.unu.edu/sites/default/files/wp2015-146.pdf).
Mi soffermo sulle soluzioni proposte perché la questione della moneta unica globale può richiamare un parallelo con il governo unico mondiale. Di conseguenza si potrebbe interpretare il tutto nel senso della creazione di un unico organismo finanziario totalitario.
Penso che il dubbio sia cosa buona e giusta, ma nel contempo non debba impedire di confrontarsi con un lavoro ottimo fatto da un economista di fama internazionale.
Dal punto di vista tecnico le sue osservazioni sono ineccepibili e chissà che non sia, come spesso accade, la necessità sopraggiunta a seguito di ripetute crisi a far scattare la molla per un cambiamento epocale.
Anche qui si potrebbe obiettare con Asimov che le crisi sono calcolate e si presentano davanti a noi proprio per indurci a fare la scelta voluta dalle élite, ma questa è solo una delle possibili chiavi di lettura.
Il dato tecnico importante è nel debito globale ormai fuori controllo.
La domanda altrettanto importante è come vogliamo risolvere, sempre che si voglia far qualcosa.
Non dimentichiamo anche che gli strumenti di per se non sono positivi o negativi a prescindere. E’ l’uso che se fa a determinarne l’impatto sulla popolazione.
Io penso che una moneta unica mondiale abbia il potenziale di dirimere questioni altrimenti insolubili nell’interesse dei popoli.
Non dimentichiamo che, al di là delle chiacchiere, da decenni i traffici commerciali sono vincolati al dollaro per cui, anche se sto semplificando al massimo, le varie monete somigliano più a cosmetici che ad altro e siamo già vincolati ad un’unica moneta globale, diciamo sui generis.
Ma come ho detto altre volte l’economia è un meraviglioso castello di carte e il denaro esiste fino a quando noi lo accettiamo come reale. In caso contrario il gioco finisce all’istante.
Concludo con un accenno allo “Special Drawing Right” o S.D.R. che dir si voglia. E’ lo strumento creato nel post Bretton Woods che sarebbe già a disposizione per gestire una valuta unica globale.
Chi vuole saperne di più legga qui: https://www.imf.org/en/About/Factsheets/Sheets/2016/08/01/14/51/Special-Drawing-Right-SDR.
Io mi accomiato con una chicca storica.
Sapete chi propose durante i negoziati post seconda guerra mondiale un sistema (International Clearing Union) che permettesse di compensare le asimmetrie nelle bilance commerciali globali gettando il seme dell’idea di una valuta unica mondiale?
John Maynard Keynes, di cui ricordiamo che fu anche uno dei fondatori del Fondo Monetario Internazionale.
Lo dico perché i miti tra gli economisti portano a pericolose mistificazioni storiche che non rendono merito alla vera natura degli economisti stessi.
Prendete J.M. Keynes e Adam Smith.
Per molti il primo è il paladino dello stato sociale e il secondo il campione degli ultra liberisti.
In realtà entrambi hanno studiato la materia cercando di trovare il giusto equilibrio, e lo hanno fatto nelle rispettive epoche, influenzati dal mondo che li circondava e dagli avvenimenti che li hanno interessati.
Anche le idee, come gli strumenti, non sono buone o cattive a prescindere. Dipende dall’uso che se ne fa.
Oggi per me il Fondo Monetario Internazionale è uno strumento che aggrava la condizioni di difficoltà dello stato che ad esso si rivolge aderendo ad un piano di prestito.
Le condizioni sono note e per i paesi interessati equivalgono alla distruzione sistematica dello stato sociale. Quello stato sociale di cui Keynes è spesso identificato come paladino.
Ma il fatto che Keynes abbia fondato l’F.M.I. non lo fa diventare ai miei occhi un disgraziato al servizio dei potentati elitari mondiali.
Leggete Ocampo, ne vale la pena.