Diceva Calamandrei: “Però, vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità“.
Aggiungo io che la Costituzione non può essere letta e interpretata a proprio piacimento al fine di proteggere interessi e rendite di potere precostituite, soprattutto se a farlo è il Presidente della Repubblica. Egli dovrebbe essere il garante della Costituzione, non il suo carnefice.
Perché anche con questo genere di comportamenti la Costituzione rischia di restare lettera morta, un pezzo di carta che non si muove se la lascio cadere. utile solo a coloro che vogliono proteggere ad ogni costo interessi elitari.
Nel caso di specie il riferimento è alla questione della legge di “Istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario” (http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.1353.18PDL0036020.pdf) promulgata oggi dal signor Mattarella.
Quindi abbiamo detto che la legge è promulgata ma ci sono delle questioni in sospeso, o meglio una sola grande questione.
Egli ha perciò ritenuto doveroso far pervenire una lettera (pizzino!?) ai Presidenti di Senato e Camera nella quale argomenta le sue perplessità sul rischio che l’attività della Commissione possa “sfociare in un controllo dell’attività creditizia, sino a coinvolgere le stesse operazioni bancarie, ovvero dell’attività di investimento nelle sue varie forme“.
Qui c’è il testo della lettera:
https://www.quirinale.it/elementi/26206 da cui traggo alcuni passaggi sui quali occorre esercitare il sacrosanto diritto di critica.
Due frasi in particolare fanno riferimento alla Costituzione che viene interpretata come al solito in modo arbitrario con una superficialità che porterebbe alla bocciatura un qualsiasi esaminando di diritto pubblico. Ma dal momento che stiamo parlando del Presidente della Repubblica opto per l’interpretazione volutamente capziosa.
- Occorre considerare la natura privata degli enti interessati la cui attività costituisce esercizio della libertà di iniziativa economica riconosciuta e garantita dall’articolo 41 della Costituzione.
Cosa dice l’articolo 41?
L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché ‘attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali [43].
Dove non capisce il signor Mattarella che non esiste solo il diritto, ma anche il dovere?
Dove non nota che l’iniziativa economica privata è sì libera, ma non ha la libertà di fare quel cacchio che vuole?
Dove non vede che la legge determina programmi e controlli… e chi le fa le leggi? Bankitalia o il Parlamento?
Infine dove non vede che quella delle banche non è solo iniziativa economica privata ma anche, se non soprattutto, esercizio di garanzia del credito e di tutela del risparmio, ovvero palesi fini di pubblica utilità?
Andiamo avanti.
- L’obiettivo della tutela del risparmio, a difesa dei cittadini, sancito dall’articolo 47 della Costituzione e che deve ritenersi ineludibile riguardo all’attività della Commissione d’inchiesta, richiede, infine, di prestare attenzione al delicato profilo delle informazioni detenute dalle autorità di vigilanza.
L’articolo 47 della Costituzione dice.
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.
Ha letto il signor Mattarella laddove si sancisce che la Repubblica coordina e controlla l’esercizio del credito?
Qualora le autorità preposte ed indipendenti non fossero in grado di garantire il soddisfacimento di tale principio chi dovrebbe essere investito del compito di studiare sistemi, e corpus di leggi, alternativi, senza dimenticare il fatto di poter sollecitare l’azione della magistratura laddove questa fosse, come dire “in tutt’altro affaccendata”? Zio Paperino?
Si richiama poi la normativa europea che vincola “le persone che hanno accesso alle informazioni” ad essere “soggette ad obblighi di segreto professionale” in riferimento a coloro che lavorano nel settore del credito.
Questione di lana caprina superata dalla legge di istituzione della Commissione che (Articolo 6) investe dell’obbligo di mantenere il segreto i componenti della stessa Commissione come peraltro sottolinea nel paragrafo successivo lo stesso Mattarella.
E allora a che pro questo “richiamo”?
Sarebbe forse meglio occuparsi di quegli esponenti delle istituzioni europee che lasciano filtrare troppo spesso informazioni, altrettanto di frequente fasulle, a causa delle quali si scatena il panico sui famosi mercati e si devia pesantemente la curva dei rendimenti dei titoli di stato, per esempio.
Per loro niente obbligo di segreto professionale?
Il punto qui resta quello di cui si parlava qualche giorno fa analizzando la sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha dato ragione all’Italia e torto alla Commissione Europea in tema di aiuti di stato alle banche in crisi.
Gli attori del sistema economico-finanziario-monetario devono restare liberi e indipendenti in Italia, ergo Governo e Parlamento non mettano becco. Gli stessi devono invece sottostare a qualsiasi ordine arrivi da Bruxelles e/o da Francoforte.
Chiaro!