Una di quelle giornate lì dove non sai dove sbattere la testa e ti perdi in letture altamente (dis)educative.

Si va a riesumare un paio di link trovati sul sito della Camera durante la navigazione settimanale passata anche sui siti istituzionali per reperire notizie.

Risultato? Spunti di riflessione sulla produzione legislativa italiana.

Alla pagina http://www.camera.it/leg17/385 (Osservatorio sulla legislazione) è possibile accedere al Rapporto sulla legislazione 2013 (http://www.camera.it/leg17/397?documenti=1090).

Il rapporto è suddiviso in due tomi.

Tomo I (http://www.camera.it/application/xmanager/projects/leg17/file/documenti/TOMO_I_4_febbraio_2014.pdf).

Interessante l’analisi della conflittualità Stato-Regioni presso la Corte Costituzionale.

Abbiamo ascoltato spesso in questi mesi la narrazione secondo la quale la Riforma Costituzionale eliminerebbe gran parte dei ricorsi fatti dalle Regioni presso l’Alta Corte nei confronti dello Stato.

Non è mai stata posta però una semplice domanda: Ma è vero che la conflittualità è in aumento perché le Regioni pongono veti a prescindere, come lascia intendere qualcuno, o c’è dell’altro?

Qui troviamo la risposta. Leggiamo da pagina 389 del Tomo I.

Troviamo dati relativi agli anni 2010, 2011 e 2012.

Nel 2012 è in carica il Governo Monti e per le Regioni arrivano pesanti tagli di spesa.

Non a caso si verifica un tendenziale miglioramento del rapporto Stato-Regioni tra il 2010 e il 2011, mentre questo si deteriora pesantemente tra il 2011 e il 2012.

Ciò accade con tutta evidenza non perché le Regioni abbiano inteso prevaricare lo Stato cercando di imporre i loro veti, ma più prosaicamente perché hanno subito il colpo di clava imposto dall’esecutivo tecnico nel 2012 e hanno tentato di limitare i danni.

In buona sostanza nei periodi di relativa tranquillità il contenzioso Stato-Regione cala, in quelli di crisi, vera o presunta che sia, aumenta esponenzialmente.

Alle pagine 391 e 392 troviamo le cifre (guarda caso il numero di 150 pronunzie rese in via principale dall’Alta Corte nel 2012 rappresenta il valore più elevato di sempre) ed una ipotesi che collega il tutto più a questioni di “riparto di competenza legislativa tra Stato e Regioni”, ove anche si precisa che “le medesime problematiche potrebbero venire in considerazione nell’ambito di un possibile percorso di revisione costituzionale”.

Su questo punto è stato già spiegato a più riprese da menti più raffinate della mia come la Riforma Costituzionale vada a creare nuovi terreni di scontro e possa addirittura inasprire il contenzioso Stato-Regioni in futuro.

A mio avviso però resta valida più di ogni altra l’ipotesi che vede nel concreto restringimento dei margini di manovra economica delle Regioni la recrudescenza del contenzioso ravvisata nel 2012.

Siamo quindi di fronte al tentativo di far passare come fondamentale la riforma dei rapporti tra Stato e Regioni grazie alla quale i processi legislativi saranno più fluidi e veloci, e quindi meno costosi, mentre invece si rischia di appesantire ulteriormente il lavoro dell’Alta Corte senza affrontare la questione di fondo, la realtà. In definitiva non elimini i contenziosi modificando un sistema che in tempi “normali” non ha particolari problemi, ma lo fai prevenendo eventuali future “mattanze” come quella imposta nel 2012.

Da leggere poi anche l’analisi della potestà legislativa statale esclusiva, concorrente e regionale residuale.

Passiamo al Tomo II (http://www.camera.it/application/xmanager/projects/leg17/file/documenti/TOMO_II_4_febbraio_2014.pdf).

Il Tomo II propone tra l’altro un confronto della produzione legislativa degli anni 1962, 1978, 1991 e 2012.

Ora, non si sta qui a tediare il lettore con tutta l’analisi presentata nel documento. C’è però una sintesi nella tabella di pagina 439. La tendenza è chiara, il totale degli atti normativi passa da più di 1.000 nel 1962 a 192 nel 2012.

Va tenuto conto delle differenti condizioni e del contesto nel quale si spiegano alcuni numeri, ma il dato più interessante è nella tabella a pagina 441. Qui troviamo il numero di caratteri utilizzati, senza contare gli spazi. Si è passati da 1.992.552 caratteri utilizzati nel 1962 al record di 2.621.251 del 2012. Riflettiamo bene su questi numeri.

Nel 2012 si sono fatte meno leggi, anche se le 101 leggi ordinarie e i 192 atti legislativi del 2012 fanno 8,4 leggi e 16 atti legislativi al mese.

C’è da riflettere sul fatto che si utilizzi uno spropositato di caratteri (seppur parzialmente giustificato dai sempre più numerosi rimandi a leggi precedenti che si accumulano anno su anno), il che vuol dire che le leggi sono chilometriche, e spesso incomprensibili, un po’ come il nuovo articolo 70 della Costituzione.

Da leggere anche la comparazione tra gli altri quattro grandi stati europei (Germania, Regno Unito, Spagna e Francia). A pagina 577 inserendo anche l’Italia il nostro Paese sarebbe secondo solo alla Germania per numero di leggi approvate.

Se poi guardiamo questo ulteriore report (http://www.camera.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/shadow_mostra/file_pdfs/000/024/026/RAPPORTO_MARZO2015_WEB2.pdf) sempre disponibile sul sito della Camera dei Deputati (il link va al PDF riassuntivo) vediamo a pagina 16 che l’Italia dal 2009 al 2013 si trova al terzo posto dietro a Germania e Francia per leggi approvate (76 in media all’anno).

Il conto è presto fatto, siamo a quota 6,33 leggi al mese. E qualcuno parla di 563 giorni per approvare le leggi. La verità è che andiamo dal massimo appena detto ad un minimo di 53 giorni, ma c’è chi propaganda il SI’ al referendum utilizzando il numero massimo come se fosse la media.

D’altro canto siamo o non siamo il Paese di quel tal Calderoli che una volta voleva distruggere con il lancia fiamme tutte le leggi, salvo poi passare alla storia per aver fatto parte di uno dei Governi che hanno prodotto il numero più alto di leggi all time?

Cosa vuoi che sia ora se qualche altro buontempone vuol mette in piedi la stessa messa in scena sfasciando buona parte della Costituzione.

Ha ragione il Financial Times quando ci ricorda che non è la bulimia nella produzione delle leggi, ma come queste leggi sono fatte, cioè bene o male, che conta. Non a caso loro sono di gran lunga quelli che ne producono di meno e non mi pare che se la passino poi così male.

Però va detto che il Finacial Times sarebbe quel giornale che mesi addietro glorificava il Governo Renzi anche per la Riforma Costituzionale, quindi occhio, prendiamoli con le molle i nostri “cari amici” britannici, che quando cambiano idea loro c’è da stare attenti.

Oh, per inciso sembra che si sia fatto sostanzialmente del cazzeggio libero andante, ma questo genere di questioni tengono sostanzialmente fermo il Paese per anni per dirimere beghe interne.

Certo che se si vive in tempi nei quali anche solo un piccolo peto te lo fanno pagare caro allora di conflittualità, almeno sulla carta, tra Stato e Regioni e di leggi prodotte in quantità industriale e scritte a capocchia continueremo a sentirne parlare sempre più, che vinca il SI’ o il NO.

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